Nel 2017, il Prof. Samuele Furfari ha pubblicato “La energia, de la guerra a la paz y la seguridad” (Eixo Atlantico do Noroeste Peninsular), dove ha collegato i temi della guerra, della pace e della sicurezza a quello dell’energia.
È proprio di questo che hanno discusso i capi di Stato e di governo dell’Alleanza Nord Atlantica, sette anni dopo, a Washington, in occasione della celebrazione del 75° anniversario di questa organizzazione internazionale, dove la Svezia è stata formalmente accettata come nuovo membro.
In base al paragrafo 34 della dichiarazione del vertice, le nazioni della NATO si sono impegnate a rafforzare i loro sforzi per la sicurezza energetica. Secondo il testo ufficiale, l’energia è un fattore critico di capacità per i compiti fondamentali e le operazioni militari della NATO e, pertanto, è necessario garantire forniture energetiche sicure, resilienti e sostenibili, compreso il carburante, alle forze militari del Nord Atlantico.
Nel secondo capitolo del suo libro, il Prof. Furfari ha ricordato come anche Winston Churchill sia stato incaricato dal governo britannico del 1912 di garantire l’approvvigionamento energetico come mezzo necessario per la guerra moderna. La Francia non capì l’importanza del fattore energetico fino al 1920 e si ritrovò quindi asfissiata sull’orlo della Grande Guerra.
Il Trattato di Versailles fu molto duro nei confronti della Germania, anche per quanto riguarda l’energia. Il Prof. Furfari spiega che la nazione perdente dovrebbe fornire 60 milioni di tonnellate di carbone a Francia, Belgio, Italia e Lussemburgo, riducendo così le proprie scorte annuali da 139 milioni a 79 milioni. Nel caso della Francia, la Germania ha fornito al paese vicino l’intera produzione delle miniere di Nord-Pas de Calais, distrutte durante la guerra.
Queste restrizioni energetiche contribuirono all’impoverimento della Germania che portò alla Seconda Guerra Mondiale. Che ruolo hanno le restrizioni energetiche nel conflitto bellico tra Russia e Ucraina? La rivista britannica “Spectator” ha recentemente riportato che l’Unione Europea importa ancora il 15% del suo gas naturale dalla Russia.
Tali importazioni passano attraverso l’Ucraina, per la quale la Russia paga al suo attuale nemico militare un importo significativo in termini di PNL. D’altra parte, gli Stati Uniti hanno vietato all’Ucraina di lanciare missili contro i centri di raffinazione russi per non provocare una crisi globale del carburante.
Sembra che gli alleati della NATO abbiano ben appreso le lezioni citate dal Prof. Furfari e non vogliano usare l’energia come arma destabilizzante, nel timore che le conseguenze possano essere peggiori del problema, come nel caso della Germania del 1918.
Dopo tutto, la NATO è un’organizzazione di difesa. Forse l’elemento più rilevante di questo vertice NATO del luglio 2024 è stata la cosiddetta promessa di assistenza a lungo termine per la sicurezza dell’Ucraina. Gli alleati si impegnano a condividere proporzionalmente un finanziamento di 40 miliardi di euro nel 2025, per coprire i costi relativi alla fornitura di attrezzature militari, assistenza e formazione.
In altre parole, l’attenzione si concentra sul finanziamento dell’Ucraina piuttosto che sul disarmo della Russia attraverso la geopolitica energetica. Nel 1941, ancora una volta a causa dei carburanti secondo il Prof. Furfari, il Giappone attaccò Pearl Harbour. La nazione del Sol Levante aveva bisogno di espandersi nell’Asia continentale, dove il Presidente Roosevelt stava bloccando alcune forniture energetiche tramite embargo. La storia insegna ancora una volta che troppe pressioni sull’energia possono ritorcersi contro e la NATO sembra essersi resa conto di questo rischio.
Il Prof. Furfari cita molti altri esempi del legame energia-guerra: l’accordo Ribbentrop-Molotov del 1939 per assicurare alla Germania scorte sufficienti di carburante, la battaglia di Stalingrado come disperato tentativo nazista di recuperare i combustibili fossili (petrolio e carbonio) e persino la produzione di combustibile sintetico per conto del Terzo Reich quando non erano disponibili altre fonti.
Non c’è da stupirsi che la guerra in Ucraina sia concepita come uno scontro piuttosto lungo – anche se con una certa stasi energetica, dove la NATO non vuole spingere troppo. Un singolo paragrafo in un vertice chiave.