La storia ci offre molti esempi di quanto possa spingersi la censura totalitaria. Tuttavia, nessuno è più audace degli eventi accaduti nella Germania nazista. Se il blocco comunista utilizzava una serie di misure burocratiche per soffocare lentamente la letteratura e la stampa che riteneva “pericolose”, gli adepti e gli accoliti di Hitler scelsero di ricorrere alla censura attraverso un’ampia spettacolarizzazione. Questa è la storia non censurata dei roghi di libri del 1933.
Preludio
Quella che viene spesso definita “Bücherverbrennung” in tedesco, iniziò con una campagna accuratamente orchestrata dal Partito Nazista per epurare la società tedesca dalla letteratura ritenuta “non tedesca” o contraria all’ideologia nazista. Gli eventi che portarono al rogo dei libri furono alimentati dall’ascesa al potere di Adolf Hitler e del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) in Germania.
Il partito nazista, una volta assunto il controllo del governo tedesco nel gennaio 1933, non perse tempo per attuare il suo programma di censura e purificazione culturale. Uno dei primi passi compiuti dal regime fu l’istituzione del Ministero dell’Illuminazione Pubblica e della Propaganda del Reich, guidato da Joseph Goebbels. Questo ministero ebbe un ruolo centrale nella formazione dell’opinione pubblica e nella diffusione della propaganda nazista, compresa la demonizzazione di alcuni libri e autori.
Nel febbraio 1933 si verificò l’incendio del Reichstag, un evento che i nazisti sfruttarono per reprimere il dissenso politico e consolidare ulteriormente il loro potere. L’incendio fu attribuito ai comunisti e, in seguito, i nazisti usarono il pretesto di proteggere la sicurezza nazionale per sopprimere i partiti di opposizione, i sindacati e i media indipendenti.
Nel marzo del 1933, appena due mesi dopo la nomina di Hitler a Cancelliere, il Partito nazista organizzò un boicottaggio a livello nazionale delle imprese, dei professionisti e degli intellettuali di proprietà degli ebrei. Questo boicottaggio, unito all’allontanamento di individui ebrei da posizioni di influenza e autorità, ha posto le basi per l’intensificarsi della persecuzione degli ebrei in Germania.
Bücherverbrennung
I roghi di libri ebbero luogo la notte del 10 maggio 1933 in tutte le città della Germania. I roghi sono stati preceduti da discorsi incendiari e campagne di propaganda volte a fomentare il sentimento pubblico contro i libri e gli autori presi di mira. Le organizzazioni studentesche naziste, sotto la direzione dell’Unione Studentesca Tedesca (Deutsche Studentenschaft), svolsero un ruolo di primo piano nell’organizzazione e nell’esecuzione dei roghi.
A Berlino, il rogo dei libri ebbe luogo nella Opernplatz (oggi Bebelplatz), vicino all’Università di Berlino. Migliaia di libri furono accatastati su una pira improvvisata, mentre funzionari e studenti nazisti tenevano discorsi infuocati esaltando le virtù dell’ideologia nazista e denunciando la letteratura “non tedesca”. Tra i libri consegnati alle fiamme c’erano opere di autori ebrei, dissidenti politici, socialisti, comunisti e sostenitori della democrazia.
I roghi di libri erano intesi come uno spettacolo pubblico, progettato per intimidire e mettere a tacere le voci dissenzienti, dimostrando al contempo il potere e l’autorità del regime. Erano impregnati di un potente simbolismo, che ritraeva i nazisti come i guardiani della cultura e della moralità tedesca. La vista dei libri consumati dalle fiamme serviva da monito a coloro che osavano opporsi all’ideologia nazista.
In seguito ai roghi di libri, la censura in Germania si intensificò e i nazisti esercitarono un controllo sempre maggiore sul flusso di informazioni e idee. Le biblioteche vennero ripulite dai libri “indesiderati” e gli editori furono costretti ad aderire agli standard nazisti di accettabilità. La libertà intellettuale è stata severamente limitata e le voci dissenzienti sono state sistematicamente messe a tacere.
I roghi di libri nazisti del 1933 hanno segnato un capitolo buio della storia tedesca, simboleggiando la soppressione del libero pensiero e l’imposizione di un regime totalitario. Sono un agghiacciante promemoria dei pericoli della censura e della fragilità della libertà intellettuale.
Chi sono gli autori più “bruciati”?
In cima alla lista dei libri odiati dal regime nazista c’era “Il Manifesto Comunista”. Quest’opera fondamentale, scritta da Marx ed Engels nel 1848, espone i principi del comunismo e chiede il rovesciamento dei sistemi capitalistici. Il regime nazista vedeva nel comunismo una minaccia diretta alla propria visione di uno Stato razzialmente puro e autoritario. Temevano che le idee marxiste potessero galvanizzare l’opposizione e mobilitare la classe operaia contro il loro governo. Prendendo di mira il “Manifesto comunista”, i nazisti cercarono di sradicare ogni sfida alla loro egemonia e di consolidare la loro presa sul potere.
I libri di scrittori ebrei sono stati condannati e distrutti. Tra gli autori presi di mira c’erano personaggi famosi come Franz Kafka, Sigmund Freud e Heinrich Heine. I nazisti consideravano la letteratura ebraica come una minaccia al loro programma di purezza razziale e cercavano di cancellare l’influenza culturale ebraica dalla società tedesca. Bruciando libri scritti da autori ebrei, i nazisti miravano a cancellare le loro voci dalla storia e a perpetuare la loro ideologia genocida.
Anche i libri che criticavano apertamente il regime nazista o che sostenevano ideologie politiche alternative erano tra i più odiati dai nazisti. Le opere dei dissidenti politici, dei socialisti e dei comunisti erano considerate sovversive e venivano sottoposte a censura e soppressione. Autori come Bertolt Brecht, Thomas Mann ed Erich Maria Remarque affrontarono la persecuzione per la loro opposizione al regime e le loro critiche esplicite alle politiche naziste. I nazisti considerarono queste voci dissenzienti come minacce alla loro autorità e cercarono di metterle a tacere attraverso l’intimidazione, l’imprigionamento e l’esilio.
Inoltre, le politiche espansionistiche aggressive e l’etica militarista del regime nazista portarono a disprezzare la letteratura che promuoveva il pacifismo e l’internazionalismo. I libri che sostenevano la pace, il disarmo e la cooperazione tra le nazioni erano visti come una minaccia al programma militarista del regime e un indebolimento della determinazione tedesca. Autori come H.G. Wells, Bertha von Suttner e Romain Rolland furono presi di mira per i loro scritti pacifisti, che i nazisti consideravano una minaccia ai loro sforzi di costruire uno Stato potente e militarizzato.
Un odio speciale per Magnus Hirschfeld
Magnus Hirschfeld è stato un importante medico e sessuologo ebreo-tedesco che ha difeso i diritti delle minoranze sessuali e ha condotto ricerche rivoluzionarie sulla sessualità umana. È stato il fondatore dell’Istituto per la Scienza Sessuale di Berlino, che è servito come centro per la ricerca e la difesa delle questioni legate alla sessualità e all’identità di genere. Si ritiene inoltre che sia stato il primo medico a eseguire un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso.
Il regime nazista, con i suoi ruoli di genere rigidamente definiti e l’enfasi sui valori tradizionali della famiglia, considerava l’opera di Hirschfeld una minaccia diretta alla sua visione di una Germania razzialmente pura e potente. Le opere dell’Istituto per la scienza sessuale di Hirschfeld sono state tra quelle consegnate alle fiamme. I nazisti considerarono le ricerche di Hirschfeld sulla sessualità come degenerate e sovversive e cercarono di sradicare la sua influenza dalla società tedesca.
Oltre a prendere di mira il lavoro di Hirschfeld, i nazisti presero di mira anche Hirschfeld stesso. Nel 1933 fu costretto a lasciare la Germania per sfuggire alle persecuzioni, rifugiandosi in esilio in Francia e poi negli Stati Uniti. L’Istituto per la Scienza Sessuale fu saccheggiato e distrutto dai nazisti, insieme a innumerevoli altre istituzioni e organizzazioni che rappresentavano la diversità di opinioni e ideologie politiche della società tedesca.
Un assaggio della loro stessa medicina
All’indomani della vittoria alleata sui nazisti nel 1945, Berlino ha assistito a una nuova fase di quella che è stata definita una “pulizia letteraria”. Questa volta, però, l’obiettivo era eliminare la propaganda e l’ideologia nazista dal panorama culturale.
In un articolo pubblicato il 17 dicembre, il TIME ha osservato che “non è stato come il rogo dei libri di Goebbels… eppure gli assomiglia molto”.
La situazione non durò a lungo, poiché il governo statunitense capì subito che tale approccio poteva degenerare in un problema di pubbliche relazioni e poteva dipingere gli alleati come simili ai loro ex nemici. Fu dato ordine che la letteratura nazista venisse silenziosamente rimossa dagli occhi del pubblico e sistematicamente bandita.