fbpx

Dibattito folle

Politica - Febbraio 15, 2025

Le sessioni plenarie del Parlamento europeo a Strasburgo offrono sempre spunti di discussione e analisi politica. La scorsa settimana il principale, praticamente l’unico, argomento di discussione è stato la competitività, dopo la presentazione della Bussola della Competitività avvenuta due settimane fa. Non ne parlerò di nuovo, visto che vi ho dedicato quattro lunghi articoli esplicativi.

Martedì la Commissione ha pubblicato il suo programma di lavoro per il 2025 e mercoledì il dibattito era già in corso. È ridicolo. Tre ore di dibattito con decine di eurodeputati su un documento pubblicato solo poche ore prima. Chiunque conosca un po’ come funzionano le cose a Bruxelles dirà che è normale. Non attira quasi più l’attenzione, ma è ovvio che è l’unico parlamento al mondo che funziona così. O meglio, non funziona. Ciò significa che nessuno dei deputati che hanno partecipato – forse nessuno è un’esagerazione, ma non è lontano dalla verità – aveva letto il documento da discutere. Non bisogna dimenticare che la sessione plenaria è iniziata lunedì e che i deputati – tra riunioni, interventi in plenaria e in commissione – non hanno molto tempo a disposizione. Si può quindi dedurre che a leggere e lavorare sul programma di lavoro della Commissione siano stati gli assistenti e i consiglieri rimasti a Bruxelles.

Lo dico perché è un modo terrificante di fare politica. Presentare documenti che verranno discussi il giorno dopo e di cui i partecipanti al dibattito hanno letto al massimo i riassunti che i loro consulenti hanno scritto per loro. È quindi comprensibile che ci siano così tanti assistenti parlamentari, una struttura brutale che fa parte della bolla di Bruxelles e dei burocrati. È responsabilità dell’eurodeputato evitare che il suo assistente lo faccia cadere nell’onda globalista.

Úrsula non ha partecipato al dibattito. Non si è nemmeno presentata nonostante tutti si aspettassero – e pretendessero – la sua presenza. Alcuni interventi erano volti a criticare questo modo di lavorare della Commissione, questa mancanza di rispetto per il Parlamento europeo e l’assenza della Von der Leyen. Tutto vero, anche se sono stati i socialisti a sottolinearlo maggiormente.

Dopo il dibattito sul programma di lavoro della Commissione per il 2025 – durato circa 3 ore – la Conferenza dei Presidenti ha inserito nell’ordine del giorno un dibattito folle, sconcertante e ingiustificabile sulle “minacce alla competitività dell’alleanza tra conservatori ed estrema destra”. Assurdo perché in realtà nessuno si è sentito coinvolto dal dibattito. L’uso e l’abuso del concetto di “estrema destra” da parte della sinistra politica e dei media è tale che nessuno sa più se sono dentro o fuori. Lo stesso accade con il concetto di “conservatore”.

Gli interventi erano quasi surreali. Si potevano vedere Verdi, Socialisti e Liberali che incolpavano i Patrioti per il crescente rifiuto del New Deal Verde e per le politiche economiche socialdemocratiche suicide; quelli del Partito Popolare Europeo che chiedevano di mantenere l’alleanza con i socialisti e criticavano i Patrioti, si rivolgevano ai Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e ripetevano come un mantra che non avrebbero mai stretto un patto con FPÖ (Austria) e AfD (Germania). La questione è che se il Partito Popolare Europeo è “conservatore”, l’ECR diventa di estrema destra, nella stessa barca dei patrioti e dei sovranisti; ma se solo coloro che si definiscono conservatori sono conservatori, il concetto di estrema destra sarebbe riservato ai patrioti e ai sovranisti.

La sinistra europea e gli europarlamentari del Partito Popolare Europeo, che vivono di etichette e classificazioni degli avversari, sono piuttosto confusi su questo tema. Così, alcuni considerano l’ECR di estrema destra, rivendicano i “flirt” del PPE (che sono solo di facciata, perché in fondo non c’è stato alcun cambiamento) e chiedono di non allontanarsi dalla grande coalizione; altri, al contrario, capiscono che il PPE è ancora nel posto giusto e chiedono che non faccia mosse “strane”.

Per farti capire, tutto nasce dall’offerta fatta da Jordan Bardella (presidente del gruppo parlamentare Patriots for Europe) all’ECR, ai Sovranisti e al Partito Popolare Europeo di lavorare insieme per sospendere gli effetti del cosiddetto Green Deal. A quanto pare, l’ECR era aperto a esaminare questa alternativa al programma di lavoro della Commissione e questo ha fatto scattare un campanello d’allarme a Bruxelles. I campanelli d’allarme stanno ancora suonando. Il PPE ha chiuso i ranghi su una sorta di terza via: né il cambiamento climatico né la competitività. In altre parole, non sanno da che parte stare.

Ma allo stesso tempo il Partito Popolare ha interrotto le trattative con l’FPÖ per formare un governo in Austria, il che sembra indicare che sanno da che parte stare. Sono ancora allo stesso punto. I politici dovrebbero essere giudicati dalle loro azioni, non dalle loro parole.