fbpx

È necessario educare all’ottimismo patriottico?

Cultura - Ottobre 15, 2024

Alla base di una comunità non possono che esserci dei valori fondanti e condivisi, per i quali veicolo primario, oltre alla famiglia, non possono che essere la scuola e l’educazione. Un tema importantissimo che è stato infatti posto al centro di uno dei più interessanti panel che animeranno il dibattito all’interno dello European Congress on Family, nel contesto dell’ECR Party Culture Weekend, che si terrà a Dubrovnik, in Croazia, dal 18 al 20 ottobre. Il titolo del panel “Conservative Education for modern times: Reintegrating optimistic patriotism and unbiased excellence in European education”, pensato per questa sessione di interventi, non potrebbe essere più evocativo e attuale nell’ottica di costruire un’Unione Europea che veda sempre più al centro i Paesi membri e i popoli che compongono l’Europa.
L’EDUCAZIONE CONSERVATRICE
Passando da valori condivisi fino alle specificità nazionali e regionali, il ruolo dell’educazione, e in questo caso di quella che viene definita una “educazione conservatrice per i tempi moderni”, deve tornare assolutamente centrale all’interno delle famiglie europee. Nulla di più semplice del guardare a come i valori e lo spirito delle nuove forze conservatrici europee possano influenzare positivamente l’educazione e il modo di educare, nella scuola come in famiglia. La perdita di alcuni stereotipi o conformismi, in questo caso, ha il valore di rimettere al centro del dibattito il ragionamento più puro, scevro da sovrastrutture imposte nel corso degli ultimi decenni.
IL PATRIOTTISMO OTTIMISTA
Basti pensare a come, nella nostra società europea (perdonerete la generalizzazione tra le varie specificità dei Paesi membri), il patriottismo nelle sue varie forme venga espresso dalla popolazione nazionale quasi sempre in ottica negativa o legandolo a situazioni di profonda crisi. Dal rifiuto – ideologico, strumentale e senza alcun senso logico e storico – del patriottismo fino all’identificazione nella nazione soltanto nei momenti più bui della sua storia. Le manifestazioni patriottiche durante i periodi più difficili della pandemia di Covid 19 ne sono un esempio calzante, così come la vicinanza che le popolazioni riescono ad esprimere soltanto in occasioni di disastri naturali o di grandi sventure nazionali. Di rimando è facile emozionarsi di fronte ai colori della bandiera nazionale, quando questa è portata sulle spalle dagli atleti olimpici, oppure dalle nazionali in qualche campionato del mondo. Quella che, invece, si dovrebbe cercare di raggiungere è tutt’altra forma di patriottismo, più alta e pura, legata alla speranza e alla fiducia nella capacità della propria nazione e del proprio governo di superare ostacoli e di guidare lo Stato e la società nella migliore delle rotte. Un patriottismo di natura ottimista, che possa prendere piede a partire dall’educazione e divenga in poco tempo la base comune della popolazione europea. Un patriottismo che non sia intermittente e legato alle sciagure o alle grandi imprese sportive, ma che generi nella società un clima di fiducia e di speranza nella propria nazione, senza scadere in esibizionismi o in plateali e sguaiate prese di posizione che a nulla servono nell’ottica di far permeare l’ottimismo e il patriottismo ottimista nella comunità europea.
ELIMINARE IL BIAS NELL’ECCELLENZA
Una possibilità, quella appena espressa, che potrebbe però infrangersi contro un muro di indifferenza qualora non si superino alcuni pregiudizi e bias nella definizione di eccellenza.

Non si può pensare di valutare e di premiare l’eccellenza senza scardinare fin dalle fondamenta i canoni che l’educazione anticonservatrice ha pensato per definirla. È per questo che il lavoro da portare avanti, che verrà sicuramente espresso e valutato anche all’interno dell’incontro nello European Congress on Family, non può che partire dall’educazione e dalla presenza della famiglia in questo processo. In questo senso il ruolo che la famiglia deve assumere all’interno dell’educazione è centrale, soprattutto per rendere sempre più cari e naturali i valori che possono portare a superare i pregiudizi nella valutazione e nella definizione dei canoni d’eccellenza.