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G20: il nuovo atto della sfida all’Occidente

Energia - Settembre 13, 2023

Tra provocazioni e inviti: Cosa succede all’incontro tra i “grandi”

Tutti conoscono il G7 (ex G8 prima dell’esclusione della Russia), che riunisce le sette principali potenze economiche e politiche mondiali. Questi sette Paesi sono Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Giappone, e rappresentano le sette economie più sviluppate e le democrazie più mature del mondo.

Scorcio del Bharat Mandapam a Pragati Maidan in vista del prossimo vertice del G20, a Nuova Delhi il 6 settembre 2023.

Nel corso del tempo, è stato istituito anche il G20, un’organizzazione che mira a riunire le 20 maggiori economie e a facilitare il dialogo tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo (in seguito, il G20 è servito anche ad affrontare la frattura con i BRICS, i Paesi che sostengono un sistema economico “de-dollarizzato”).

Il vertice del G20 del 2023 si svolge in un momento particolarmente complesso della geopolitica internazionale, dalla guerra Russia-Ucraina all’espansione dei BRICS ad altri Paesi di grande rilevanza geopolitica, come l’Argentina (che in autunno eleggerà il suo nuovo Presidente), l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e importanti Paesi africani come Egitto ed Etiopia.

L’India ha ospitato l’evento e ha immediatamente suscitato polemiche provocando il Regno Unito. Il Primo Ministro Narendra Modi, esponente del Partito Popolare Indiano, una forza di destra, ha deciso di utilizzare il nome “Bharat” al posto del tradizionale “India”. Bharat era l’antico nome dell’India (ancora in uso nella lingua hindi) prima che i colonizzatori inglesi decidessero di rinominarla come oggi è conosciuta in tutto il mondo. Si è trattato di una provocazione significativa, rivolta soprattutto a Rishi Sunak, il primo ministro britannico di origine indiana che pratica egli stesso l’induismo.

La composizione politica del vertice riflette la predominanza delle ideologie di sinistra in tutto il mondo. Tuttavia, è importante distinguere tra la sinistra più radicale e populista, rappresentata da Paesi come la Cina e il Brasile, e quella più liberale e socialdemocratica, rappresentata da Germania e Stati Uniti. Tuttavia, i Paesi di destra appaiono un po’ isolati. Escludendo la Russia e la Turchia, che pur dichiarandosi di destra non sono certo allineate ai piani occidentali, ed escludendo anche l’India, che ha mostrato un certo malcontento nei confronti dell’Occidente, abbiamo la Corea del Sud, il Giappone, l’Italia e il Regno Unito. Quest’ultimo potrebbe cambiare orientamento politico nel 2024, vista la differenza di 18 punti tra il Partito Laburista e i Conservatori. Tuttavia, questo non è sufficiente per compiere mosse decisive contro la Cina.

Putin non ha partecipato al vertice, soprattutto per il timore di essere arrestato in territorio indiano, ma il ministro Lavrov sì. Nell’estendere l’invito al vertice del G20 del 2024 a Rio de Janeiro, il presidente brasiliano Lula ha invitato cordialmente Putin, dichiarando pubblicamente che il presidente russo non sarebbe stato arrestato durante l’evento. Questa dichiarazione, poi ritrattata con l’affermazione che la magistratura brasiliana avrebbe deciso in merito, ha comunque creato una significativa frattura con gli Stati Uniti, che stanno perseguendo una politica dura nei confronti della Russia, in parte in chiave anti-cinese.

I movimenti all’interno del G20 sono tumultuosi e difficili da decifrare. C’è la sensazione che molti Paesi stiano agendo in modo indipendente. Ad esempio, l’India critica l’Occidente ma prende le distanze dalla Cina quando è possibile. La Turchia, pur essendo membro della NATO, persegue una politica estera dei “due forni”, cercando il dialogo con Mosca per ottenere maggiore influenza nel Mediterraneo. Vale anche la pena di notare che con i nuovi membri dei BRICS, la stragrande maggioranza delle riserve mondiali di minerali e petrolio è allineata nella direzione opposta a quella degli Stati Uniti. L’ingresso dell’Iran nell’alleanza alternativa al G7 è un chiaro segno del suo desiderio di rompere i legami con l’Occidente.

Il vertice del G20 del 2019, l’ultimo con il presidente Donald Trump in carica, ha visto la partecipazione di leader come Shinzo Abe, Jair Bolsonaro, Mauricio Macri, Angela Merkel e Theresa May. Questo gruppo politico non esiste più e occorre ricostruire una “cintura di sicurezza” occidentale, a partire dall’Europa.