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Genova, una bellezza da non perdere

Cultura - Agosto 27, 2024

Durante le mie vacanze estive ho avuto modo di visitare diverse città europee.
Tra tutte, visto che non la conoscevo, mi fermerò a Genova, una bellissima città italiana, il cui centro storico è straordinariamente bello.
Innanzitutto per i suoi edifici, sia civili – l’Università – che religiosi – la Cattedrale di San Lorenzo, tra gli altri.
Ma anche perché è riuscita a mantenere le sue strade tortuose, le sue scalinate impossibili, i suoi vicoli stretti, che ricordano i tracciati medievali in cui i progettisti dell’architettura urbana moderna non avevano ancora introdotto la loro precisione e le loro linee rette.
Il colore dei suoi edifici, tipici del Rinascimento e del Gotico italiano, e l’imponenza dei suoi palazzi, rendono Genova una tappa fondamentale.
I suoi edifici civili, ornati agli angoli da preziose immagini della Vergine Maria, Madre di Dio, consolazione degli afflitti, aiuto dei cristiani, rifugio dei peccatori e dei pescatori; così essenziali in una città che fu una Repubblica e che si affaccia sul Mare Nostrum.

La città si estende su diverse colline, ad un’altezza molto elevata, che richiede uno sforzo sia fisico che spirituale per visitarla e conoscerla.
L’intera città si affaccia sul mare che l’ha resa grande e che ancora oggi è una vocazione per lo scambio di esperienze, il commercio e la prosperità della sua gente.

Ma oltre alla bellezza e allo splendore del passato, Genova offre anche una visione del mondo post-moderno che lascia un sapore di disagio e disperazione.
Centinaia di giovani africani si accalcano tra i turisti e i viaggiatori, aspettando che le loro cose vengano lasciate incustodite; il commercio locale è chiaramente degradato.
Non si cammina con un senso di sicurezza.
E in questo è uguale ad altre città, così europee e mariane, come Barcellona, Marsiglia o Anversa.   I muri, anche di palazzi ed edifici storici, sono pieni di graffiti contro Israele e a favore della causa terroristica di Hamas e Hezbollah – sempre sotto la maschera del popolo palestinese -, oltre ad altri a favore del movimento degli abusivi.
Il discorso politico pubblico è chiaramente antieuropeo e filoislamico.
Il discorso politico pubblico distrugge l’arredo urbano e contrasta con la perfezione, l’ordine e l’armonia della civiltà cristiana che illumina la città.
Genova è una buona metafora dell’Europa che le élite politiche, culturali ed economiche hanno distrutto.
L’eredità cristiana – che è anche l’università, i palazzi dell’antica nobiltà e la fiorente borghesia che ha reso Genova una repubblica prospera e desiderata – si confronta con la barbarie della sporcizia, dei graffiti urbani, dell’insicurezza e della povertà esibita sotto forma di persone che chiedono l’elemosina per strada.
La dissoluzione dell’ordine cristiano è sempre stata l’obiettivo delle tesi più radicali del liberalismo rivoluzionario francese, del liberalismo rivoluzionario garibaldino, del marxismo di Spinelli e del wokismo imperante.
Il suo alleato naturale, l’islamismo radicale che è già presente nelle strade dell’Europa occidentale.
Al contrario, la difesa conservatrice dell’ordine europeo, e quindi cristiano, deve prevedere il confronto a tutti i livelli con chi promuove, favorisce e finanzia il disordine, la povertà, l’insicurezza e la sporcizia.
Genova, come tante altre città europee, non può entrare in un processo di distruzione definitiva.
La bellezza delle sue cupole verdi, la disposizione delle sue strade, l’altezza delle sue croci, meritano tutti i nostri sforzi.
Perché in questa bellezza risiede il bene e la verità.
In questa bellezza risiedono la giustizia, le libertà individuali e collettive delle nazioni europee, la nostra libertà di espressione, di religione e di pensiero.
Nelle sue strade c’è la memoria dei nostri antenati, l’eroismo dei martiri delle nostre nazioni.
Genova, immortale, deve poter rimanere tale e quindi il discorso politico pubblico non può essere quello della violenza grafica, delle bande giovanili nelle strade e della promozione del fondamentalismo islamico.