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Il fanatismo climatico sta spazzando via la prosperità: Jaén e la megafabbrica di energia fotovoltaica

Ambiente - Gennaio 7, 2025

Il fanatismo climatico sta spazzando via la prosperità. Questa non è una semplice opinione. È un dato di fatto. In Spagna, ha fatto ancora una volta notizia l’esistenza di un progetto per la realizzazione di una mega-fabbrica di energia fotovoltaica in diversi comuni della provincia di Jaén, su un’area gigantesca che potrebbe portare all’estirpazione di fino a 100.000 ulivi centenari. In realtà, e secondo un’esauriente relazione tecnica richiesta dal Comune di Lopera, i richiedenti le autorizzazioni stanno ricorrendo a una cosiddetta frode alla legge, poiché hanno “tagliato” o diviso il progetto in quattro, richiesti a loro volta da società diverse, ma tutte con lo stesso nome e lo stesso domicilio fiscale. Lo scopo di questa divisione è quello di ridurre artificialmente ciascuno degli impianti fotovoltaici a meno di 50 Megawatt di potenza, contrariamente al vero senso protettivo della legge. La produzione complessiva di energia solareal supera i 160 MW, ma questo significherebbe che il Ministero ne sarebbe responsabile e, ovviamente, che le norme ambientali, paesaggistiche e di tutela da applicare dovrebbero essere più rigorose. Dividendo un singolo progetto in quattro impianti fotovoltaici, i margini si riducono, la competenza spetta alle comunità autonome (controllate dal PP a maggioranza assoluta) e inoltre le responsabilità si diluiscono (quattro aziende, quattro progetti apparentemente diversi e tre comuni interessati). Il rapporto a cui abbiamo avuto accesso conclude chiaramente che in ogni caso questo progetto avrà innumerevoli e fortissimi impatti negativi su diversi comuni, tutti nella provincia di Jáen, al confine con la provincia di Córdoba; in particolare il comune di Lopera (il più colpito) ma anche nei comuni limitrofi di Marmolejo e Arjona. L’impatto di un progetto di questa natura e volume (al di là della sua legalità, che sarà e viene contestata in tribunale dai proprietari terrieri interessati) è di vasta portata. Da un lato, direttamente, la perdita di oltre 400 ettari di uliveti che colpiscono i terreni più fertili, produttivi e ad alto rendimento di Lopera. La regione colpita vive principalmente di questa attività, che normalmente è molto redditizia (tranne nelle annate in cui il tempo inclemente è molto dannoso per i raccolti), dato che la Spagna – e in particolare Jaén – è il principale produttore mondiale di olio d’oliva di alta qualità, che copre il fabbisogno interno della Spagna ed esporta grandi quantità in Italia e in tutta Europa, ma anche, poco a poco, in diversi continenti. Il fatto che i proprietari ricevano o meno un indennizzo è irrilevante, poiché tutti sanno che questo non coprirà nemmeno lontanamente i danni conseguenti (che sono a loro volta causati dall’esproprio) e il mancato guadagno (ciò che si perde in tutti gli anni a venire). Inoltre, bisogna considerare che, secondo i dati noti, il 90% delle aziende agricole ha una superficie inferiore ai 5 ettari, il che significa che si tratta di centinaia di famiglie di proprietari terrieri che perderanno la loro terra, il loro reddito, ma anche il sostentamento dei loro figli, la loro occupazione quotidiana, il loro stile di vita. A questo va aggiunto l’impatto sull’ambiente, sia sul paesaggio che sulla flora e sulla fauna della zona, mettendo a rischio anche specie caratteristiche come la lince iberica.

Infine, l’impatto economico con la perdita annuale di oltre 4.380 giorni di lavoro (giorni di lavoro sulla terra) più le perdite derivanti dalla riduzione del commercio e della vendita di olio d’oliva e la perdita di sussidi legati alla produzione, che si traduce in oltre tre milioni e trecentomila euro all’anno. L’impatto indiretto sarà ancora maggiore, poiché l’installazione di questi impianti porterà in breve tempo all’invecchiamento totale della popolazione dei comuni colpiti, in quanto i più giovani dovranno emigrare in cerca di lavoro, compiendo un ulteriore passo definitivo nella distruzione delle campagne, della sovranità alimentare e della mancata conservazione del patrimonio paesaggistico, culturale, storico e agricolo della nazione. In Spagna, il secondo paese più grande dell’Unione Europea, ci sono migliaia di ettari di terreni aridi e improduttivi, ma gli investitori e le imprese di

e amministrazioni responsabili sembrano voler mettere le grinfie in una delle zone più produttive di olio d’oliva e, più precisamente, di irrigazione della Spagna, ovvero del mondo; di enormi aree del nostro territorio per garantire i profitti di poche aziende. Continueremo a parlare di questo argomento

Veduta aerea di ulivi a Jaen in Andalusia, Spagna

 

Il fanatismo climatico spazza via la prosperità.