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Il mondo del lavoro: in cosa dovremmo investire?

Commercio ed Economia - Agosto 27, 2024

Sono moltissimi e diversificati i modi in cui l’Unione Europea incide sul mercato del lavoro dei Paesi membri. Un’Europa che sia veramente votata al lavoro dovrebbe puntare a creare occupazione, limando il più possibile le distanze e non prevedendo, quindi, norme e regolamenti stringenti che limitino la possibilità per le imprese di attivarsi sul mercato del lavoro. Ma per analizzare le prospettive bisogna partire dallo stato dell’arte, dai dati sull’occupazione del 2023 forniti lo scorso marzo da Eurostat.   I DATI SULL’OCCUPAZIONE IN UNIONE EUROPEA
Partiamo dal dato dell’occupazione tra i 20 e i 64 anni. Nell’Unione Europea la media di occupati in questa fascia di età si attesta al 75,4%. All’interno di questa percentuale bisogna analizzare l’occupazione maschile che arriva all’80%, mentre quella femminile si ferma al 70,2% con una forbice di quasi dieci punti percentuali. Rispetto all’anno precedente (i dati sono del 2023, quindi parliamo del 2022), il tasso di occupazione degli uomini nell’UE è cresciuto dello 0,5%, mentre per le donne il dato di crescita in un anno è dello 0,9%. Soprattutto riguardo l’occupazione femminile c’è da considerare che negli ultimi dieci anni sono stati 9,1 i punti percentuali recuperati. Una crescita che fa ben sperare, ma che resta comunque troppo bassa per dare risultati sensibili sul medio periodo.
  FORMAZIONE, IMPRESE E OCCUPAZIONE
A fronte dei dati risulta chiaro che l’ingresso nel mondo del lavoro, così come l’aggiornamento delle proprie professionalità e l’eventuale reinserimento, devono passare attraverso dei fattori imprescindibili sui quali devono incidere i Governi degli Stati membri appoggiati da politiche europee veramente fattive. In particolare, gli elementi da prendere in considerazione sono la formazione dei lavoratori (in qualsiasi fase della loro carriera lavorativa si trovino), il ruolo che giocano le imprese sul mercato del lavoro e le politiche legate all’occupazione. È con questi tre punti fermi che ci si deve approcciare a questo problema e alle dinamiche ad esso legate sul territorio dell’Unione Europea.   SEMPLIFICARE L’AMMINISTRAZIONE E LA BUROCRAZIA
La stella polare in questo frangente non può che essere la semplificazione come elemento di sostegno all’imprenditorialità e all’innovazione. Semplificare la normativa, promuovendo anche il partenariato tra pubblico e privato, rende più facile per le imprese investire nel capitale umano e in nuove assunzioni. Serve, quindi, una limitazione di quello che è il peso amministrativo e burocratico che deriva attualmente dalle normative europee. A farne le spese al momento sono soprattutto le micro, piccole e medie imprese. Proprio per loro si deve lavorare all’applicazione effettiva dello “Small Business Act” e del sacrosanto principio “one in, one out”, cioè nessuna nuova legge senza che ci sia una valutazione d’impatto sulla vita delle imprese. Inoltre, non si può non pensare all’importanza che i professionisti hanno nel tessuto lavorativo di ogni paese. Serve quindi equipararli alle imprese sotto il profilo degli incentivi e dei sostegni.

  ENERGIA E AMBIENTE AL CENTRO DEL LAVORO
La svolta green europea non può prescindere dall’occupazione. Così anche il mercato del lavoro deve essere orientato alla sostenibilità, senza però incidere negativamente sulle vite dei cittadini e sulle economie degli Stati membri. Servono politiche utili a favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, sempre però nell’ottica delle molteplici sfide economiche e ambientali che si dipanano sul futuro dell’Unione. Il sostegno, ancora una volta, deve essere indirizzato in prima battuta alle imprese di micro, piccole e medie dimensioni, soprattutto nell’ottica del contrasto alla crescita dei costi energetici e alla volatilità dei prezzi delle materie prime legate ad esempio alla situazione internazionale altamente incerta. Proprio in quest’ottica i Paesi membri devono tornare a riconoscere il ruolo e l’utilità sociale del lavoro e delle imprese di vicinato. Solo in questo modo si può innescare un processo positivo di protezione delle città e dei territori dal degrado. La valorizzazione a livello locale del lavoro passerà quindi inevitabilmente dalle tradizioni e dalle caratteristiche uniche presenti in ogni territorio.   L’OCCUPAZIONE DEI PIÙ GIOVANI
Infine, il tema che più di tutti deve interessare nei prossimi decenni è quello dell’occupazione dei giovani e delle politiche volte al suo rafforzamento. L’incentivo all’imprenditoria – soprattutto giovanile – alle aziende che assumono i giovani e la formazione nell’ambito della scuola e del suo rapporto con il mondo del lavoro, sono temi che non possono essere lasciati indietro dalle nuove Istituzioni Europee. La detassazione verso le imprese che creano nuova occupazione, in particolare, deve diventare l’elemento centrale delle politiche europee.