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Il ripiegamento dell’Irlanda verso il gas naturale liquefatto

Energia - Marzo 30, 2025

Il rapporto dell’Irlanda con il gas naturale liquefatto (GNL) è ancora una volta al centro del dibattito politico ed economico sul modo migliore per raggiungere la sicurezza e l’indipendenza energetica.

Questo fa seguito alla decisione del Consiglio dei Ministri irlandese, presa a marzo, di concedere l’approvazione al primo impianto di stoccaggio galleggiante di rigassificazione e GNL in Irlanda, con un investimento di 300 milioni di euro. Il terminale fungerà da riserva di gas di emergenza gestita dallo Stato. L’importanza di questo sviluppo non può essere sopravvalutata. Un’analisi, condotta nel contesto delle preoccupazioni sollevate nella Security of Supply Review in merito alla dipendenza dell’Irlanda dalle importazioni di gas naturale dalla Gran Bretagna, ha evidenziato che l’Irlanda è uno dei Paesi più dipendenti dalle importazioni di energia nell’UE, con il 71% di tutte le forniture di gas naturale importate attraverso due gasdotti di interconnessione dalla Gran Bretagna.

La reazione politica più ampia all’approvazione del governo è stata decisamente contrastante: i principali partiti di centro-sinistra si sono opposti con fermezza, mentre i principali partiti di governo Fianna Fáil e Fine Gael, insieme a una nutrita schiera di parlamentari indipendenti non allineati, si sono dimostrati pienamente favorevoli. Per molti di questa maggioranza, la questione non è vista solo attraverso la lente degli obiettivi climatici, ma anche attraverso le dure realtà della volatilità geopolitica e della vulnerabilità infrastrutturale.

La decisione rappresenta un’importante rottura con la politica adottata dalla precedente amministrazione che comprendeva Fianna Fáil e Fine Gael, ma soprattutto il Partito Verde. Quel governo aveva esplicitamente escluso il sostegno alle infrastrutture GNL e la sua opposizione era stata sancita in diversi documenti politici ufficiali.

Il Partito Verde Irlandese, tuttavia, è stato quasi completamente spazzato via dopo le elezioni del 2024, che hanno visto il suo numero di parlamentari scendere da 12 seggi a 1, con il solo leader, Roderic O’Gorman, che è stato eletto a seguito di un conteggio prolungato. Il loro drammatico crollo è stato interpretato da molti analisti come un rifiuto popolare di una serie di politiche considerate ideologicamente rigide ed economicamente scollegate.

Al contrario, il Fianna Fáil e il Fine Gael sono tornati con un buon totale di 86 seggi, appena al di sotto della maggioranza complessiva. Si ha la netta sensazione che questo abbia incoraggiato i due partiti ad abbandonare le politiche precedentemente favorite dai Verdi, in particolare quelle considerate un ostacolo a misure pragmatiche di resilienza energetica. Tra queste c’è il GNL, a lungo considerato dall’industria e dai pianificatori energetici come una necessaria salvaguardia transitoria in un’epoca di interruzione delle forniture e di crescita della domanda.

La reazione dei gruppi ambientalisti come Friends of the Earth è stata rapida e prevedibilmente di condanna; una posizione coerente con la loro opposizione di lunga data all’espansione dell’infrastruttura LNG e alle autorizzazioni all’esportazione a causa di ciò che percepiscono come impatti ambientali e climatici inaccettabili. Questi gruppi sostengono che qualsiasi investimento nel GNL rischia di bloccare l’Irlanda in decenni di dipendenza dai combustibili fossili, anche se si tratta di una misura temporanea.

I precedenti governi irlandesi, tuttavia, avevano espresso un forte sostegno al GNL come elemento dei tentativi del Paese di diversificare le forniture energetiche. Questo a seguito della consapevolezza che i giacimenti nazionali di gas naturale, come quelli situati a Kinsale, stavano iniziando a diminuire e si sarebbero esauriti.

Più di vent’anni fa, il progetto Shannon LNG, proposto dalla Shannon LNG Ltd, ha presentato dei piani per la costruzione di un terminale di importazione di GNL da 650 milioni di euro nell’estuario di Shannon, nella contea di Kerry. La pianificazione iniziale è iniziata a metà degli anni 2000 con un ampio sostegno al progetto come infrastruttura strategica per migliorare la sicurezza energetica. Il progetto è stato successivamente designato come “sviluppo infrastrutturale strategico” dall’autorità di pianificazione irlandese, An Bord Pleanála, che gli ha permesso di evitare i processi di pianificazione locali e di passare direttamente al consiglio di pianificazione nazionale. All’epoca era considerato una copertura fondamentale contro i futuri shock energetici.

Nel corso dei dibattiti irlandesi su questo tema, sono stati anche avanzati periodicamente suggerimenti sul fatto che lo Stato potrebbe utilizzare la capacità di stoccaggio di GNL di riserva nel Regno Unito per stoccare il gas per uso proprio dell’Irlanda. I fautori di questo approccio sostenevano che una strategia di questo tipo avrebbe potuto fornire uno stoccaggio di emergenza di gas a prova di futuro e fungere da riserva in caso di problemi di accesso diretto al GNL di emergenza, il tutto concedendo più tempo per la transizione verso un sistema di energia rinnovabile. Questa idea è stata vista come un compromesso politico per coloro che sono rimasti ideologicamente impegnati a evitare nuove infrastrutture fossili sul suolo irlandese.

Tuttavia, queste argomentazioni avrebbero perso trazione politica. A partire dal 2008, iniziò a prendere forma una campagna concertata incentrata sull’impatto ambientale dell’importazione di GNL, in particolare del gas fratturato. Questa campagna è stata particolarmente efficace nell’associare il gas fratturato a danni ecologici, inquinamento delle falde acquifere e rischi per la salute pubblica. Il risultato è stato un crescente livello di cautela politica su come procedere con l’infrastruttura GNL.

Nel 2011 queste preoccupazioni sono diventate un po’ superflue a causa della profonda crisi economica causata dalla crisi finanziaria globale. Il progetto Shannon LNG è stato di fatto accantonato, anche se è rimasto nell’elenco dei Progetti di Interesse Comune (PCI) dell’UE, a indicare che Bruxelles continuava a considerarlo un asset strategico. A livello nazionale, ciò significava che l’Irlanda continuava a dipendere quasi totalmente dalle importazioni di gas attraverso gli interconnettori del Regno Unito, una dipendenza che, secondo gli analisti energetici, lasciava il Paese esposto.

Nel 2016, la proposta di sviluppare un’infrastruttura per il GNL è stata attivamente assediata dai sostenitori del clima nazionali e internazionali. La loro opposizione è stata catalizzata dallo slancio globale seguito all’Accordo di Parigi del 2015, che ha posto l’accento sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Il gas fratturato e il GNL sono stati oggetto di particolare attenzione in quanto fonti di energia fossile ad alte emissioni.

La campagna contro il gas fracked è stata straordinariamente efficace nel contesto irlandese. Le ONG ambientaliste hanno esercitato con successo pressioni sul governo e sulle comunità locali affinché considerassero le proposte di LNG come equivalenti alla negazione del clima. La narrativa sulla sicurezza energetica è stata subordinata alla purezza del clima e i partiti politici sono stati spinti a prendere posizioni rigide.

Questi sviluppi hanno portato a importanti cambiamenti politici e per tutta la durata del governo Green/Fianna Fáil/Fine Gael (2020-2024), la volontà politica di perseguire l’infrastruttura GNL è evaporata. La dipendenza numerica della coalizione dai Verdi ha fatto sì che qualsiasi movimento sul GNL fosse politicamente tossico. Infatti, il programma di governo irlandese pubblicato nel 2020 stabiliva esplicitamente che il governo non avrebbe sostenuto l’importazione di gas fracked da altri Paesi mentre l’Irlanda si muoveva verso la neutralità del carbonio.

Questa posizione è stata rafforzata dalla Dichiarazione di Politica sull’Importazione di Gas Fracked, pubblicata dal Dipartimento dell’Ambiente, del Clima e delle Comunicazioni dell’Irlanda nel maggio 2021. Il divieto è stato confermato ed è stato celebrato dai gruppi ambientalisti come un’importante vittoria.

Tuttavia, le continue pressioni dell’industria, aggravate dalla crescente insicurezza energetica internazionale dovuta a eventi come l’invasione russa dell’Ucraina, hanno indotto il governo a commissionare in sordina una revisione della sicurezza dell’approvvigionamento energetico dei sistemi irlandesi di elettricità e gas naturale. In un modo molto ironico, la revisione è stata guidata dal Ministro dei Verdi, allora a capo del Dipartimento dell’Ambiente.

La revisione ha proposto due opzioni politiche come parte di una più ampia strategia di mitigazione per salvaguardare la sicurezza energetica dell’Irlanda:

  • Opzione 1: Consentire al settore privato di sviluppare e gestire nuove infrastrutture commerciali per il gas, compresi impianti di stoccaggio commerciale del gas e/o di importazione di GNL.

  • Opzione 2: Lo Stato sostiene lo sviluppo di infrastrutture strategiche per il gas da utilizzare esclusivamente come riserva in caso di domanda non soddisfatta, costituendo in sostanza una riserva pubblica di emergenza.

L’Irlanda ha ora deciso di procedere con un’opzione strettamente allineata all’opzione politica 2. Sebbene l’attuale Ministro dell’Ambiente, Darragh O’Brien, abbia definito la decisione come una risposta temporanea e circoscritta all’insicurezza energetica, negli ambienti politici ci sono pochi dubbi sul fatto che questa politica segni un riorientamento decisivo. Ora si riconosce apertamente che un sistema di completa dipendenza nazionale dalle importazioni di gas – senza alcuna capacità di stoccaggio o rigassificazione – è insostenibile.

Questo, insieme all’effettiva cancellazione del partito dei Verdi – il principale campione ideologico dell’ortodossia anti-LNG – ha fatto sì che il nuovo progetto LNG, nonostante l’opposizione vocale, proceda a passo spedito. C’è un crescente consenso tra i legislatori centristi e di centro-destra sul fatto che la resilienza energetica nazionale debba avere la precedenza sui gesti simbolici per il clima.

Questo non vuol dire che l’approvazione a procedere con l’infrastruttura per il GNL non sarà contestata. Ci si può aspettare una serie di azioni legali da parte delle ONG verdi e ambientaliste irlandesi, ben finanziate e con un’influenza sproporzionata. Ma con il centro politico ora meno vincolato e l’umore dell’opinione pubblica più attento alle realtà energetiche, la loro capacità di far deragliare il progetto potrebbe ridursi notevolmente.