Chi vive al Nord e ha un reddito più alto ne trae maggiori vantaggi
Il congedo di paternità in Italia si è evoluto enormemente negli ultimi anni, triplicando la sua percentuale di utilizzo dal 2013 al 2022. Tuttavia, dietro questo aumento, persiste un chiaro squilibrio di genere nella cura dei bambini, come evidenziato da uno studio condotto da Save the Children. Nel 2013 meno di un padre su cinque ha usufruito di questo beneficio, mentre nel 2022 lo faranno più di tre padri su cinque.
L’introduzione del congedo di paternità nel 2012 ha rappresentato un punto di svolta. Da un solo giorno obbligatorio e due facoltativi, siamo passati a un congedo di 10 giorni obbligatori e uno facoltativo per i neo-papà, che può essere utilizzato tra i due mesi precedenti e i cinque mesi successivi al parto. Questo prolungamento del periodo di astensione dal lavoro ha chiaramente incentivato un maggiore utilizzo del congedo da parte dei padri. Nonostante l’aumento dell’utilizzo in tutta Italia, esistono notevoli disparità tra le regioni. Le province del Nord registrano tassi di utilizzo molto più elevati rispetto al Sud. Ad esempio, province come Bergamo, Lecco, Treviso, Vicenza e Pordenone hanno tassi di utilizzo superiori all’80%, mentre in alcune province del Sud come Crotone, Trapani, Agrigento e Vibo Valentia la percentuale è inferiore al 30%.
L’analisi demografica mostra che sono soprattutto gli uomini tra i 30 e i 49 anni a usufruire del congedo di paternità, con una percentuale di utilizzo che oscilla intorno al 65%. Inoltre, emerge che il congedo viene richiesto soprattutto da chi lavora in aziende medio-grandi e con contratti a tempo indeterminato. Le aziende con oltre 100 dipendenti hanno un tasso di utilizzo del congedo di paternità del 77%, mentre nelle aziende con 15 o meno dipendenti questa percentuale scende al 45,2%. Tuttavia, è interessante notare che è proprio in queste piccole aziende che si è registrato il maggior incremento nell’utilizzo del congedo di paternità tra il 2021 e il 2022, con un aumento dell’8,7%.
Emerge una differenza significativa nell’utilizzo del congedo in base al tipo di contratto di lavoro. I dipendenti con contratto a tempo indeterminato, infatti, sono molto più propensi a richiedere il congedo di paternità, con una percentuale di utilizzo che si avvicina al 70%. Al contrario, chi ha un contratto a tempo determinato o è un dipendente stagionale utilizza le ferie in misura nettamente inferiore. Questi dati evidenziano l’importanza di promuovere politiche che incoraggino una maggiore partecipazione dei padri alla cura dei bambini. Un’equa distribuzione dei compiti genitoriali non solo promuove la parità di genere, ma contribuisce anche al benessere dei bambini e alla costruzione di una società più equa e inclusiva.
Inoltre, va sottolineato che il congedo di paternità non è un beneficio solo per i padri, ma anche per le madri e per la famiglia nel suo complesso. La presenza attiva dei padri durante i primi giorni e le prime settimane di vita del bambino può avere un impatto significativo sulla salute e sul benessere della madre, riducendo il rischio di depressione post-partum e migliorando il legame familiare. Allo stesso tempo, il congedo di paternità può contribuire a ridurre gli stereotipi di genere legati ai ruoli genitoriali e a promuovere una cultura del lavoro più flessibile e inclusiva. Quando i padri partecipano attivamente alla cura dei propri figli, si rompono gli schemi tradizionali che relegano le donne al ruolo di principali assistenti e gli uomini a quello di principali finanziatori della famiglia.
Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, rimangono delle sfide da affrontare per garantire un accesso equo al congedo di paternità per tutti i lavoratori. In particolare, è importante adottare politiche che supportino i lavoratori con contratti precari o stagionali, garantendo loro gli stessi diritti e le stesse opportunità di quelli con contratti a tempo indeterminato. Inoltre, è fondamentale sensibilizzare sia i datori di lavoro che i lavoratori sull’importanza del congedo di paternità e su come utilizzarlo in modo efficace. Ciò può includere la promozione di politiche aziendali che facilitino l’utilizzo del congedo, come ad esempio orari di lavoro flessibili o la possibilità di lavorare da casa durante il periodo di congedo.