L’immagine di Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, accanto a 25 Capi di Stato e di Governo africani, al Presidente dell’Unione Africana Azali Assoumani, al Presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki, al Vice Segretario Generale delle Nazioni Unite Amina Jane Mohammed e al Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva, insieme ai principali leader europei, è di incredibile potenza. Dimostra che l’Italia è pronta a giocare un ruolo centrale nelle dinamiche del continente africano. Grazie agli sforzi italiani, questo si estende anche all’Europa.
“La scommessa italiana è stata vinta. Posso dirlo senza timore di smentita”, spiega Meloni. “È evidente la significativa partecipazione dei Paesi africani a questo vertice, con il coinvolgimento di 46 Paesi e la presenza di 13 capi di Stato e 9 capi di governo, 5 vicepresidenti, 9 ministri e 25 organizzazioni internazionali.” Per non parlare dei vertici di tutte le principali aziende italiane a capitale misto.
Il Piano Mattei inaugura un capitolo storico della cooperazione tra Europa e Africa per uno sviluppo realmente sostenibile. Niente beneficenza o benevolenza, solo numerosi progetti che possono fare la differenza. Le sfide iniziano ora, e il leader di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei ne è consapevole. L’incontro al Senato è il punto di partenza. Il Piano Mattei ha un budget di 5,5 miliardi di euro in crediti, operazioni di sovvenzione e garanzie. “Il lavoro è solo all’inizio; ci aspetta un percorso molto lungo che intendiamo definire con tutte le nazioni interessate e con il contributo delle organizzazioni multilaterali”, spiega Meloni. Un’ampia consultazione che deve partire dall’Unione Africana.
L’Unione africana è stata chiara: lo scambio di idee non può essere unilaterale e la consultazione deve essere autentica. Lo ha sottolineato Moussa Faki, presidente della Commissione dell’Unione Africana. La Presidente Meloni, con al fianco il Presidente Assoumani, ha risposto immediatamente: “L’approccio italiano rifiuta qualsiasi tentazione predatoria o paternalistica; parliamo da partner. Le questioni che abbiamo discusso saranno oggetto di incontri bilaterali che ci permetteranno di approfondire ulteriormente le nostre relazioni”. In particolare, sono già state identificate nove nazioni coinvolte: Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia. A partire dal 30 gennaio sono previsti numerosi incontri bilaterali, seguiti da una riunione del comitato direttivo per la definizione del programma.
Il Piano Mattei si concentrerà su cinque pilastri: istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia. Uno dei progetti principali si chiama Elmed: collegare elettricamente Italia e Tunisia, coordinato dall’italiana Terna e dalla tunisina Steg. L’obiettivo è quello di garantire l’approvvigionamento energetico su 220 chilometri. Per quanto riguarda l’istruzione, sarà avviata una serie di corsi professionali che rispondono alle esigenze del mercato del lavoro per collaborare con aziende italiane ed europee. A partire dal Marocco, verrà istituito un centro di eccellenza per la formazione professionale nel settore delle energie rinnovabili.
In agricoltura, l’obiettivo è lo sviluppo di biocarburanti. In Egitto, 200 chilometri saranno destinati alla creazione di un’area per la produzione di soia, mais e girasoli. Anche la costruzione di reti di distribuzione dell’acqua è centrale tra i progetti per il benessere dell’intero continente.
L’obiettivo è cambiare il paradigma dell’immigrazione, dando ai giovani africani il diritto di non fuggire dalle loro case. L’obiettivo è trasformare lo sviluppo economico e sociale di questi Paesi per prevenire le cause della migrazione irregolare. “Il vertice Italia-Africa è un piano di intervento attraverso il quale vogliamo contribuire a liberare le energie del continente africano, garantendo alle giovani generazioni africane un diritto finora negato: quello di non essere costretti a emigrare e a recidere le proprie radici.
Certo, ci vorrà del tempo perché tutto questo si realizzi, ma dopo tanto tempo, grazie al leader dei conservatori europei, l’Africa e l’Europa sono diventate vicine non solo geograficamente