La notizia forse più rilevante di ieri è stata la lettera aperta e pubblica indirizzata dal Commissario Thierry Breton a Elon Musk e Linda Yaccarino, CEO di X, ex Twitter.
Questa lettera è l’esempio più evidente del fatto che la Commissione Von der Leyen (ora Commissari in carica) si è comportata in modo mafioso negli ultimi 5 anni e che nulla ci dice che questo cambierà nei prossimi 5 anni.
Si sono comportati in modo mafioso nei confronti di agricoltori e allevatori accusandoli di essere responsabili del cambiamento climatico; si sono comportati in modo mafioso nei confronti di aziende e società europee imponendo loro un ricatto permanente: o accettate le nostre direttive e i nostri regolamenti o sarete attaccati, con tutti i nostri mezzi e la nostra propaganda, e trasformati in paria della terra.
Il Commissario Thierry Breton minaccia Elon Musk e la sua azienda di misure coercitive e punitive ai sensi della Direttiva sui Servizi Digitali – non dimentichiamo che X è già sotto inchiesta e perseguito dopo aver aperto la sua rete al pluralismo politico, culturale e scientifico – come conseguenza (letteralmente, come si legge nella lettera) dell’annuncio di Elon Musk di una conversazione aperta con Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano alla presidenza.
Milioni di persone in tutto il mondo hanno ascoltato l’intervista.
Milioni di persone l’avrebbero sentita e la Commissione Europea, consapevole di questo, ha cercato di ricattare Elon Musk, interferendo gravemente nel processo elettorale degli Stati Uniti d’America e nell’attività personale di Elon Musk, che ovviamente può avere tutte le conversazioni che vuole con Trump o con chiunque ritenga, soprattutto se le conversazioni sono di indiscutibile interesse pubblico e si svolgono, come tutti sapevano che sarebbero state, e sono state, nel più rigoroso rispetto delle regole di educazione e cortesia. La lettera e la minaccia del Commissario Breton sono straordinariamente gravi.
Non nei confronti di Musk e Trump, che ovviamente hanno la capacità e la determinazione di non farsi intimidire.
Sono molto gravi perché in realtà rappresentano una minaccia per qualsiasi imprenditore, giornalista, conduttore di talk show, gruppo mediatico, social network che osi aprire spazi di libertà e pluralismo.
Si tratta di un’interferenza inaccettabile, ovviamente, in un processo elettorale in una grande nazione come gli Stati Uniti, alleata e partner delle nazioni europee.
Si tratta di un’azione del Commissario le cui conseguenze negative per l’Europa sono impossibili da determinare in questa fase.
Il Commissario Breton ha dimostrato un’assoluta mancanza di rispetto per la democrazia americana – in generale, per chiunque – e per la sovranità del popolo americano, dimostrando il modo in cui opera la burocrazia di Bruxelles.
L’Unione Europea è già intervenuta illegittimamente nelle elezioni in Ungheria e poi in Polonia; ha persino preteso di farlo prima della vittoria di Giorgia Meloni in Italia; e questa lettera annuncia che da qui a novembre, il potere centralizzato, federalista e cabarettista della Commissione Europea non smetterà di intromettersi negli affari interni degli Stati Uniti.
Detto questo, lasciamo che la lettera di Breton non ci distragga dalle cose veramente importanti, come il colloquio pubblico con il candidato Donald Trump.
Il candidato è sembrato fermo, determinato, convinto della sua vittoria e con le idee chiare su ciò che vuole fare, sia a livello nazionale che internazionale.
Musk ha iniziato lodando Trump per la sua risposta all’attentato e Trump ha risposto portando Dio nel dibattito.
La sua fede in Dio si è rafforzata; una visione che senza dubbio lo avvicina a milioni di elettori in tutto il mondo che hanno vissuto questa esperienza di fede in momenti difficili, magari in una crisi coniugale, o durante una grave malattia, o in una qualsiasi battuta d’arresto nella loro vita personale.
Gran parte della conversazione si è incentrata sulla massiccia e incontrollata immigrazione clandestina che entra negli Stati Uniti attraverso il confine meridionale, con Trump che ha sottolineato che non si tratta solo di persone provenienti da El Salvador, Guatemala, Honduras o Messico, ma da tutto il mondo, dall’Africa e dall’Asia, che minacciano la sopravvivenza stessa degli Stati Uniti come nazione e non come esperimento multiculturale, come invece propone il Partito Democratico, con Biden e Kamala Harris in testa.
Nel prosieguo della conversazione, Musk ha proposto un piano coraggioso per tagliare la spesa pubblica, collegando direttamente l’inflazione all’eccessiva spesa pubblica e suggerendo la creazione di una “Commissione sull’efficienza del governo” per esaminare e ridurre gli sprechi, facendo notare che il pagamento degli interessi sul debito nazionale ha già superato il bilancio della difesa, una situazione che richiede un’azione immediata.
Trump ha sottolineato l’aneddoto di come abbia ridotto in modo significativo il prezzo di acquisto dell’Air Force One negoziato da Obama, chiarendo che i politici socialdemocratici che credono che il denaro pubblico non appartenga a nessuno, sprecano e sperperano, ipotecando il futuro delle classi medie e lavoratrici. Indubbiamente la politica internazionale è stata al centro di gran parte del dibattito e Trump è stato molto chiaro: è la debolezza e la mancanza di intelligenza di Biden ad aver messo le ali agli autocrati russi, coreani o cinesi; ha ribadito in più occasioni che la più grande minaccia per gli esseri umani e per il Pianeta non è il riscaldamento globale ma quello nucleare, dato che la nefasta politica dei democratici negli USA ha creato un asse Russia-Cina-Corea-Iran con una capacità di deterrenza nucleare maggiore di quella americana.
Insomma, è in gioco la libertà e noi europei sappiamo già che la Commissione Europea non è dalla parte degli uomini liberi, ma da quella del controllo e della censura della stampa.
La Commissione europea contro Trump
Politica - Agosto 13, 2024