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La Commissione europea si sta preparando a una possibile mossa degli Stati Uniti per imporre tariffe sui prodotti europei. Questo sviluppo segue una serie di misure tariffarie introdotte di recente dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tra cui una tariffa del 25% sulle merci messicane e canadesi e una tariffa del 10% sulle importazioni cinesi. In risposta, l’Unione Europea (UE) si è impegnata a reagire con misure simili, segnalando una crescente tensione tra due delle maggiori potenze economiche del mondo. Le onde d’urto dei dazi statunitensi hanno già sconvolto i mercati globali, portando a un calo del valore del peso messicano e del dollaro canadese. L’incertezza che circonda la politica commerciale ha influenzato anche le attività commerciali nei mercati europei e asiatici, con aziende e investitori sempre più preoccupati per la potenziale ulteriore instabilità. Il Presidente Trump ha giustificato queste misure tariffarie facendo riferimento a quello che sostiene essere un sostanziale squilibrio commerciale tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Secondo il Presidente, gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale di oltre 300 miliardi di dollari con l’UE. Nel fine settimana ha annunciato che i dazi sui beni europei “ci saranno sicuramente”, aumentando le preoccupazioni per un’escalation del conflitto commerciale. All’interno dell’UE, le reazioni all’eventualità di tariffe sono state contrastanti. Alcuni leader stanno lavorando per calmare i timori di una vera e propria guerra commerciale. Donald Tusk, primo ministro polacco e titolare della presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica affermando: “C’è motivo di preoccupazione, ma non di paura”. Tuttavia, altri hanno assunto una posizione più decisa. Al World Economic Forum di Davos, Valdis Dombrovskis, Commissario europeo per l’Economia, ha avvertito che l’UE risponderà in modo proporzionato a qualsiasi misura che minacci i suoi interessi economici. Ha sottolineato che l’UE non esiterà a difendersi, evidenziando la gravità del potenziale impatto sul commercio globale. Il Commissario Dombrovskis ha citato i dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI), secondo i quali una politica commerciale basata sui dazi tra gli Stati Uniti e l’UE potrebbe comportare una riduzione del 7% del PIL mondiale. Uno scenario del genere avrebbe conseguenze di vasta portata, interrompendo le catene di approvvigionamento e i flussi di investimenti in un momento in cui l’economia globale è già alle prese con l’inflazione e altre pressioni. Durante il forum di Davos, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha sottolineato le sfide poste dall’intensificarsi della concorrenza globale. Ha osservato che l’uso di strumenti economici come tariffe, sanzioni e controlli sulle esportazioni diventerà probabilmente più frequente in questo ambiente competitivo. La Von der Leyen ha chiesto un impegno coordinato per evitare una “corsa al ribasso” nel commercio globale, avvertendo che un protezionismo incontrollato potrebbe danneggiare sia le economie sviluppate che quelle in via di sviluppo. La decisione dell’amministrazione statunitense sulle tariffe europee è attesa per il 1° aprile, termine ultimo per una revisione completa del commercio avviata dal Presidente Trump nei primi giorni del suo mandato. Questa revisione potrebbe arrivare prima del previsto e si prevede che includerà raccomandazioni politiche che potrebbero colpire l’UE con ulteriori tariffe. Le relazioni commerciali tra l’UE e gli Stati Uniti sono particolarmente significative data la portata della loro partnership economica.
Nel 2023, gli Stati Uniti erano il principale mercato per le esportazioni dell’UE e la seconda fonte di importazioni dell’UE. In quell’anno, le esportazioni dell’UE verso gli Stati Uniti sono aumentate da circa 40 miliardi di euro a oltre 43 miliardi di euro, mentre le importazioni dagli Stati Uniti sono passate da 24,2 miliardi di euro a 31,1 miliardi di euro. Questi spostamenti hanno ridotto il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’UE di circa 4 miliardi di euro, indicando una dinamica commerciale più equilibrata. Per affrontare le sfide poste dalle politiche commerciali statunitensi, la Commissione europea dovrebbe perfezionare il suo approccio al sostegno delle industrie nazionali. Nell’ambito della Bussola della Competitività, ispirata alle raccomandazioni dell’ex primo ministro italiano Mario Draghi, l’UE prevede di snellire le procedure per gli aiuti di Stato. Questa mossa mira ad accelerare lo sviluppo di tecnologie chiave, tra cui l’intelligenza artificiale e l’energia rinnovabile, consentendo all’Europa di competere più efficacemente con gli Stati Uniti e la Cina in questi settori critici. Gli Stati membri svolgeranno un ruolo fondamentale nella definizione della strategia diplomatica dell’UE con gli Stati Uniti. Il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni, in particolare, si è posizionata come intermediario chiave. La Meloni ha instaurato una forte relazione con il Presidente Trump, essendo stata l’unica leader europea invitata al suo insediamento. I suoi legami, che si estendono a figure influenti dell’amministrazione americana, tra cui Elon Musk, potrebbero rivelarsi vantaggiosi per gli sforzi dell’Europa di mantenere un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti. L’influenza diplomatica della Meloni può contribuire a promuovere un rapporto equilibrato e competitivo tra le due potenze, assicurando che l’Europa e gli Stati Uniti possano continuare la loro partnership strategica. Questa cooperazione sarà particolarmente importante in aree come il commercio, l’innovazione e l’Alleanza Atlantica, dove entrambe le regioni condividono interessi economici e di sicurezza. Con l’acuirsi delle tensioni, l’UE è determinata a salvaguardare i propri interessi economici evitando una guerra commerciale totale. I prossimi mesi metteranno alla prova la capacità dell’UE di affrontare queste sfide, bilanciando misure difensive e opportunità di collaborazione per proteggere e rafforzare il suo ruolo nell’economia globale.