La scorsa settimana il Commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha spiegato che Bruxelles sta valutando la possibilità di estendere i veti alle importazioni di cereali ucraini fino alla fine dell’anno. Il Commissario ha anche proposto una sovvenzione per il trasporto di grano ucraino verso altri porti europei.
Il divieto di importazione di quattro prodotti agroalimentari dall’Ucraina – grano, mais, semi di colza e di girasole – verso Polonia, Romania, Bulgaria, Ungheria e Slovacchia è in vigore dallo scorso maggio, quando i cinque Stati membri hanno manifestato le loro lamentele per essere sommersi dai prodotti agroalimentari ucraini. Prima della proroga, la scadenza era prevista per il 15 settembre.
Oltre a questi quattro prodotti, giovedì scorso Wojciechowski ha menzionato anche prodotti come il pollame, le uova e i lamponi che meritano ulteriori analisi.
La portavoce dell’UE Miriam García Ferrer ha dichiarato, durante la conferenza stampa della Commissione, che quanto detto dal commissario Wojciechowski agli eurodeputati è una sua “proposta personale”, ma che Bruxelles continua a lavorare per trovare soluzioni insieme all’Ucraina e ai Paesi colpiti.
Quattro dei Paesi europei interessati da questa situazione, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria, hanno chiesto a Bruxelles di estendere i divieti fino alla fine dell’anno, sostenendo che il collasso dell’Iniziativa dei cereali del Mar Nero aumenterebbe inevitabilmente le esportazioni ucraine attraverso le vie terrestri.
Da parte sua, però, il governo ucraino considera impossibile qualsiasi discorso di proroga oltre il 15 settembre, affermando che ciò potrebbe violare l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’UE, andando addirittura contro il principio di solidarietà su cui si basa l’Unione Europea.
Va notato che la situazione ucraina è complessa, in quanto il Mar Nero è la principale via di esportazione del grano ucraino, ed è stato bloccato dalla Russia da quando ha abbandonato l’accordo che consentiva l’esportazione dei cereali ucraini il 17 luglio, per cui l’unico modo per l’Ucraina di far uscire la sua produzione dal Paese è attraverso i corridoi di solidarietà promossi dall’Unione Europea a partire dal maggio dello scorso anno, di cui va notato che, senza dubbio, sono stati di grande aiuto per i cittadini ucraini di fronte alla complessa situazione che stanno vivendo.
La Polonia afferma che manterrà il veto
D’altra parte, domenica scorsa, il Ministro dell’Agricoltura polacco, Robert Telus, ha assicurato che la Polonia manterrà il veto dopo il 15 settembre, nonostante la decisione che potrebbe essere presa a Bruxelles, insistendo sul fatto che gli interessi degli agricoltori polacchi prevalgono su “qualsiasi regolamento europeo in materia”.
Telus ha aggiunto che “chiudere le importazioni a cinque Paesi non ostacola nulla”.
Per la Polonia, la questione è particolarmente delicata a causa delle imminenti elezioni generali: gli elettori rurali sono considerati un bacino demografico indispensabile per Diritto e Giustizia (PiS), il partito conservatore al potere. L’attuale Commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, è affiliato al PiS dal 2010.
La Turchia vuole riprendere l’accordo sul grano ucraino con la Russia
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan incontrerà Vladimir Putin l’11 settembre per presentare nuove proposte per la ripresa dell’accordo sull’esportazione di grano ucraino, che, come già detto, la Russia ha abbandonato il 17 luglio con la giustificazione che i propri fertilizzanti e cereali sono bloccati dalle sanzioni occidentali.
Il governo di Putin insiste sul fatto che la ripresa dell’accordo dipende dal fatto che l’Occidente rispetti o meno i suoi impegni, riferendosi alla revoca delle restrizioni sulle esportazioni agricole russe. Tuttavia, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha affermato che “non ci sono ancora garanzie su questa (proposta), ma solo promesse”.
Recep Tayyip Erdogan è uno dei pochi leader della NATO che mantiene buoni rapporti con Putin. Prima dell’incontro, ha auspicato che possa essere anche una piattaforma per più ampi negoziati di pace tra Kiev e Mosca.