La Corte Suprema spagnola ha confermato la multa inflitta dalla Commissione Elettorale Centrale (JEC) al Primo Ministro Pedro Sánchez per aver utilizzato strutture ufficiali per rilasciare dichiarazioni di contenuto elettorale durante il periodo della campagna elettorale. La sanzione, pari a 2.200 euro, è stata confermata dopo il ricorso di Sánchez, in cui sosteneva che la JEC aveva indebitamente limitato la sua libertà di espressione. Tuttavia, la Camera per le controversie amministrative dell’Alta Corte ha respinto il ricorso, sottolineando l’importanza della neutralità istituzionale durante i processi elettorali. Il reato in questione si è verificato il 30 giugno 2023, durante una conferenza stampa successiva alla riunione del Consiglio dell’Unione Europea a Bruxelles, quando il Primo Ministro ha fatto riferimento ai risultati della sua amministrazione e ha criticato direttamente i suoi avversari politici, in particolare il Partito Popolare (PP) e VOX. Per la JEC, questi commenti hanno violato l’articolo 50.2 della Legge Organica sul Regime Elettorale Generale (LOREG), che vieta alle autorità pubbliche di compiere atti che possano essere considerati propaganda elettorale. La sentenza della Corte Suprema ha sottolineato che il principio di neutralità durante il periodo elettorale non è una mera formalità ma una salvaguardia fondamentale per preservare l’equità della competizione politica. Secondo la sentenza, le dichiarazioni di Sánchez non si limitavano a promuovere i risultati del suo governo, ma includevano anche commenti denigratori sui suoi rivali che, a parere sia della JEC che della Corte Suprema, rappresentavano un tentativo di influenzare l’elettorato da una posizione istituzionale. In sua difesa, il Primo Ministro ha sostenuto che i suoi commenti rientravano nel normale esercizio del suo ruolo politico e che la sanzione inflitta limitava il suo diritto alla libera espressione. Tuttavia, la Corte Suprema ha risposto che la restrizione stabilita dalla LOREG è legittima e necessaria durante un periodo elettorale, proprio per evitare che chi è al potere utilizzi la propria posizione e le risorse statali a fini politici. Questo caso riaccende il dibattito sull’uso delle risorse pubbliche nelle campagne elettorali e sul rispetto della neutralità istituzionale. Sebbene la multa inflitta non sia sostanziale, il suo significato simbolico è innegabile, in quanto evidenzia la necessità di evitare vantaggi indebiti per chi è al potere. La sentenza della Corte rafforza inoltre l’autorità della JEC come garante dell’integrità del processo elettorale, in un contesto in cui l’uso partigiano delle istituzioni è una fonte ricorrente di controversie. Va notato che questa non è la prima volta che la JEC sanziona i leader politici per aver violato la neutralità elettorale. Casi simili hanno riguardato in passato sia i governi del Partito Socialista che quelli del Partito Popolare, a dimostrazione del fatto che le norme vigenti si applicano universalmente, indipendentemente dall’affiliazione partitica. Tuttavia, la sentenza contro Pedro Sánchez assume un significato particolare a causa della sua posizione di capo del governo e del contesto polarizzato in cui si verifica. Al di là degli aspetti legali, questo episodio ha anche implicazioni politiche. L’opposizione ha interpretato la multa come una prova dell’uso fazioso che l’attuale governo fa delle istituzioni, mentre il governo ha cercato di minimizzare la questione, definendola un problema minore. Tuttavia, la conferma della sanzione da parte della Corte Suprema rafforza l’idea che la vigilanza sulla neutralità delle autorità pubbliche durante i periodi elettorali sia più che mai necessaria.
Il governo Sánchez ha spinto per una cosiddetta strategia di “rigenerazione democratica” che mirerebbe a colpire la disinformazione nei social media e nella politica quotidiana. Tuttavia, questa sentenza solleva ancora più interrogativi sugli obiettivi di Sánchez. In breve, la decisione della Corte Suprema crea un importante precedente e sottolinea la necessità per i leader politici di mantenere una rigorosa imparzialità negli atti ufficiali durante le campagne elettorali. Per tutelare l’equità dei processi democratici è necessario che chi detiene il potere, indipendentemente dalla sua affiliazione politica, si astenga dall’utilizzare le risorse e le piattaforme istituzionali per promuovere la propria immagine o indebolire gli avversari. Il rispetto di queste norme è essenziale per la qualità democratica e per mantenere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.