Il Belgio è il Paese che dal 1° gennaio di quest’anno ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea fino al 30 giugno 2024.
Questa prassi, in vigore dal 1952, quando la Repubblica Federale Tedesca ha assunto per la prima volta la presidenza, è proseguita nel corso degli anni, fino a quando, a partire dal 1958, è stato raggiunto l’accordo di una rotazione semestrale.
Da allora, gli attuali 27 Paesi membri hanno intrapreso una rotazione per assumerne il controllo. Per la rappresentanza belga si tratta della 13a volta, dopo la presidenza della Spagna e prima dell’Ungheria. In questo caso, si prevede che questi 3 Stati lavorino a stretto contatto, creando il “trio”, un gruppo che deciderà, con proposte e decisioni, quale sarà il futuro dell’Europa nei prossimi mesi.
Di cosa si occupa la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea?
Lo Stato che assume temporaneamente la presidenza dell’UE deve partecipare e organizzare tutte le sessioni e le riunioni del Consiglio dell’UE, rappresentarlo presso le altre istituzioni che si occupano dell’organismo in questione e portare avanti il normale lavoro della Comunità. Quest’anno è il momento per il Belgio di occuparsi di un compito molto importante durante il suo mandato, ovvero il rinnovo del Parlamento, con le elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024. Ma non è certo questo il momento più delicato che dovrà affrontare, se consideriamo l’attuale situazione in cui si trova l’Europa in questo momento.
Cosa si prepara ad affrontare il Belgio nel semestre di presidenza?
Se si considera che da qualche mese siamo di fronte a una pandemia globale (sars covid-19), che la guerra tra Russia e Ucraina ha destabilizzato gli equilibri soprattutto europei, che il nuovo conflitto bellico in Medio Oriente spacca pesantemente l’opinione pubblica, per non parlare dell’imminente necessità di approfondire il problema della crisi energetica e ambientale e di mantenere saldi i rapporti comunitari, le prossime elezioni europee e l’importanza di spronare le persone a votare, convincendo i più a partecipare a una vita politica e democratica, molto spesso ignorata, diventa uno dei compiti più blandi da considerare.
Il primo ministro belga, Alexander de Croo, ha dichiarato che uno degli aspetti chiave che saranno affrontati dal governo da lui guidato riguarderà soprattutto quello economico, con un rafforzamento del welfare e l’orientamento della crescita economica e industriale verso i valori propri del Green Deal, per contribuire a raggiungere la tanto discussa neutralità climatica entro il 2050. La priorità, in ogni caso, sempre secondo le dichiarazioni di De Croo alla stampa, resta la tutela dei cittadini, un concetto forse un po’ troppo aleatorio e meritevole di osservazioni più approfondite con scelte dettagliate e incisive che puntino alla concretezza quotidiana esaminando le reali esigenze dei cittadini. Ma a pesare sul semestre belga c’è anche il mancato accordo all’ultimo Consiglio europeo, quando gli Stati membri si sono trovati con posizioni diverse rispetto alla revisione del bilancio, nel qual caso il Paese che ha la presidenza di turno dovrà usare tutti i mezzi a sua disposizione per convincere i rappresentanti europei e incanalarli verso un compromesso che possa soddisfare le posizioni di tutti.
“Prima di espanderci, dobbiamo migliorare noi stessi”.
In una delle sue interviste, il leader belga parla, ancora una volta, della necessità di migliorare il lavoro dell’Unione europea in termini di unità dell’UE e della necessità di adottare soluzioni più rapidamente di quanto sia stato fatto finora. A quanto pare, quindi, c’è ancora bisogno di migliorare dal punto di vista burocratico, considerato troppo lento e macchinoso. C’è da considerare, tuttavia, la questione dell’Europa dell’Est e dei Balcani, che chiedono con insistenza di far parte della Comunità, ma a quanto pare non è una delle priorità da mettere in agenda, almeno per ora.
Nel piano del territorio che ospita la sede istituzionale della Comunità Europea, ci sono 150 misure messe in atto per questo semestre, ma, a questo punto, la risoluzione di tutti gli obiettivi prefissati non è certa. Forse il nuovo Stato, che sovrintende all’importante ruolo, dovrebbe fare in modo di ascoltare di più, per tenere maggiormente conto delle reali esigenze dei cittadini.