Nonostante abbia aumentato in modo significativo la sua base di elettori a livelli senza precedenti, passando dai 9 milioni del primo turno agli oltre 11 milioni del secondo (uno smacco se si considera solo il voto popolare), il partito di Marine Le Pen non è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta. Colpa della paura, colpa degli “accordi dietro le quinte” tra il NPF (Nuovo Fronte Popolare) e il partito di governo Renaissance di Macron per ritirare strategicamente i candidati, ma alla fine non importa. I risultati sono stati certificati e il parlamento francese è appeso.
Ancora peggio, dalle ceneri della battaglia politica, il NPF di sinistra è uscito con la maggior parte dei seggi (182), chiedendo immediatamente l’opportunità (concessa dal Presidente della Repubblica, se lo desidera) di formare un governo di minoranza. La loro richiesta è stata accompagnata da proteste di strada da parte di folle già famose su internet di sinistra francese, immigrati e alcune delle loro organizzazioni agitprop consolidate.
La coalizione di sinistra, un’accozzaglia di comunisti (PCF), verdi (EELV), socialdemocratici (PS) e l’autoritario-populista France Unbowed (LFI) guidato da Jean-Luc Mélenchon, non ha ricevuto l’auspicato mandato. Non in questo momento, almeno. E per essere precisi, anche se Macron volesse concedere loro la possibilità di nominare un primo ministro (non lo fa), la sinistra non ha ancora un nome per lui o lei, essendo presa dai propri conflitti interni.
A molti europei uno scenario del genere suonerebbe piuttosto familiare: i partiti di solito devono spartirsi il potere in parlamenti multicolori per formare un governo di coalizione che rappresenti ampiamente gli interessi del 50%+1. La Germania, l’Italia, la Romania, la Repubblica Ceca sono esempi di sistemi progettati in questo modo, anche se raramente una coalizione di destra o di sinistra prende il potere. Ma la Francia non è stata concepita come tale. Una combinazione di mentalità degli elettori e il sistema di voto uninominale a due turni garantiva quasi sempre una maggioranza molto forte per un partito o per l’altro.
In una lettera al pubblico francese, che sottolinea sottilmente il fatto che Macron non concederà alla sinistra la possibilità di mettere insieme un governo di minoranza, ha dichiarato che: “Avete chiesto l’invenzione di una nuova cultura politica francese”. La maggior parte dei ricercatori e dei giornalisti concorda con questa affermazione: un parlamento diviso quasi equamente tra tre forze è un caso estremamente raro nella storia della Francia.
Come sempre, Mélenchon ha subito criticato il messaggio di Macron, definendolo un “veto reale” volto a impedire alla sinistra di governare la Francia. Ma perché dovrebbe governare? Chi dovrebbe governare?
Alcuni esponenti della sinistra del Fronte potrebbero essere fortunati, ma non tutti. Il Presidente (che, ancora una volta, nomina il premier) ha chiesto una coalizione “repubblicana” e pro-europea. Non ha fatto nomi, quindi gli analisti si sono subito affrettati a spiegare la frase.
Alcuni ipotizzano che Macron desideri un’ampia alleanza di governo che includa la LR (vista da lui come una destra moderata), il suo partito presidenziale (ovviamente) e gli elementi più moderati del Nuovo Fronte Popolare, rispettivamente i verdi e i socialisti. In pratica, questo rispecchierebbe la coalizione PPE-Rinnovamento-S&D nel Parlamento europeo, ma in termini nazionali.
Tuttavia, l’aria di intrigo è più fitta a Parigi che a Bruxelles e la propensione al compromesso è oggettivamente minore. Una costruzione così ampia avrebbe basi molto fragili, a causa di molti disaccordi sulle politiche (in particolare sull’immigrazione e sull’economia).
Il secondo scenario che studiosi e opinionisti vedono come palpabile è quello di un governo tecnocratico, che non governa ma gestisce la Francia per il prossimo futuro, mentre le decisioni più importanti su questioni divisive vengono lasciate al parlamento. Questo scenario consentirebbe una maggiore flessibilità, poiché le alleanze di circostanza potrebbero formarsi su questioni specifiche.
Nel complesso, le prossime settimane porteranno più domande che risposte. La classe politica francese abbraccerà la cooperazione e il compromesso? Macron darà alla sinistra la possibilità di governare sperando che l’entusiasmo si spenga rapidamente quando viene soffiato dal vento della realtà? Sta arrivando un tecnocrate?