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L’Italia ha l’elettricità più cara d’Europa: colpa solo del gas?

Ambiente - Ottobre 18, 2022

L’Italia è attualmente il Paese con i costi dell’elettricità più alti d’Europa.
Gli aumenti costanti e progressivi hanno infatti portato i costi a cifre esorbitanti, 10 volte superiori a quelle di soli due anni fa.
Ma quali sono le cause dell’aumento del costo dell’elettricità, e si tratta davvero di un fenomeno causato dal conflitto russo-ucraino?
In larga misura certamente sì, ma le vere ragioni vengono da tempi più lontani e da una serie di scelte strategiche e politiche ben precedenti all’invasione russa dell’Ucraina. In effetti, se guardiamo al 2021, l’Italia pagava già un costo dell’elettricità più alto di tutti gli altri Paesi, certamente più vicino ai prezzi dei partner europei, ma comunque più alto.
La causa principale è dovuta al sistema di produzione di energia elettrica, l’Italia è infatti fortemente dipendente dal gas naturale per la produzione di energia elettrica, con una percentuale che copre circa il 49% del fabbisogno energetico italiano.
La decisione di molti anni fa di abbandonare completamente la strada del nucleare e la recente decisione di interrompere l’estrazione di gas sul territorio nazionale hanno fortemente influenzato l’aumento dei costi. A questo si aggiunge il fatto che la maggior parte delle fonti alternative italiane sono idroelettriche e la scarsità di precipitazioni non ha certo aiutato.
Purtroppo, quindi, la nostra elettricità non può fare a meno del gas in questo momento, e il prezzo del gas naturale è attualmente al livello più alto della storia secondo le contrattazioni del Ttf alla borsa di Amsterdam.
Un mix di ragioni economiche e geopolitiche ha certamente generato l’aumento, con il conflitto tra Ucraina e Russia come causa principale di quella che molti analisti considerano comunque una fase ampiamente speculativa.
Ma perché l’Italia sta pagando il prezzo più alto in Europa?
Come già detto, il Paese dipende per quasi il 49% dal gas per la produzione di energia elettrica, a differenza di altre nazioni che hanno avuto la possibilità di diversificare maggiormente la produzione.
In particolare la Spagna, che dipende dal gas per un misero 26% grazie a una politica che l’ha portata a produrre quasi il 50% dell’energia da idroelettrico, eolico e solare, e la Francia, con una politica oculata di nucleare e fonti alternative che fanno sì che il gas produca solo il 6% dell’elettricità.
Certo, il nuovo corso politico italiano fa ben sperare per il futuro in questo senso, il centrodestra e il prossimo premier Giorgia Meloni non hanno mai nascosto le loro intenzioni di un ritorno al nucleare di ultima generazione, ma purtroppo la fase di emergenza non può aspettare.
Per questo motivo, Giorgia Meloni chiede come misure immediate il disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità e un tetto al prezzo del gas. Se ci riuscirà e verranno aggiunti impianti di rigassificazione, il livello di emergenza verrà probabilmente ridotto anche per l’Italia.
Ma la linea verso il futuro dell’energia inizierà a essere realmente tracciata solo se l’Europa riuscirà a trovare un accordo e una sintesi, una sintesi che dovrà necessariamente tenere conto del presente.

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