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Nagorno-Karabakh: una guerra nella guerra

Politica - Marzo 1, 2024

L’esito e il lungo conflitto tra Armenia e Azerbaigian

Nell’attuale scenario globale, è evidente che le tensioni internazionali sono in aumento e le notizie sono piene di conflitti e controversie. Due delle questioni più discusse sono l’intervento militare russo in Ucraina e la risposta israeliana agli attacchi di Hamas. Tuttavia, c’è un altro conflitto di lunga data che dura da oltre trent’anni nella regione del Caucaso meridionale in Europa. Il conflitto ruota attorno alla regione del Nagorno-Karabakh, che sia l’Azerbaigian che l’Armenia rivendicano come propria. Nonostante i numerosi tentativi di risoluzione, il conflitto rimane irrisolto, causando una crisi umanitaria e l’instabilità della regione.

Il Nagorno-Karabakh è una regione situata nel sud del Caucaso minore e rappresenta una parte cruciale della complessa storia della regione. Sotto il dominio russo e sovietico, l’area divenne nota come Nagorno-Karabakh, che in russo significa “Karabakh montuoso”. Tuttavia, lo stesso nome “Karabakh”, di origine persiana e turca, era stato usato in precedenza per indicare le pianure tra i fiumi Kura e Aras e il territorio montuoso adiacente. Nell’antichità, la regione del Nagorno-Karabakh, tra i fiumi Kura e Aras, era abitata dai Kura-Araxes, un popolo poco documentato dagli storici a causa della scarsità di fonti. Tuttavia, la più antica menzione del territorio risale alle iscrizioni di Sardur II, re di Urartu (763-734 a.C.), dove la regione è chiamata Urtekhini.

Tornando agli eventi attuali, dal 1° gennaio 2024 la situazione si è ulteriormente complicata. Lo Stato parallelo della Repubblica di Artsakh, formato dagli armeni della regione del Nagorno-Karabakh per proclamare la loro indipendenza dall’Azerbaigian, ha cessato di esistere. Questo ha portato a una nuova ondata di tensioni nella regione, con entrambe le parti che si accusano reciprocamente di aver violato l’accordo di cessate il fuoco firmato nel 2020. La situazione è estremamente delicata e qualsiasi passo falso potrebbe portare a una guerra su larga scala tra i due Paesi.

Il Nagorno-Karabakh è una regione che è stata a lungo un punto di contesa tra Armenia e Azerbaigian. La regione si trova in Azerbaigian, ma ha una significativa maggioranza armena. All’inizio degli anni 2000, infatti, gli armeni costituivano circa il 94% della popolazione. Il Nagorno-Karabakh è sotto il controllo dell’Azerbaigian dagli anni Venti del secolo scorso, quando Stalin cedette la regione alla Repubblica Socialista Sovietica. Allo stesso tempo, ha ceduto la zona di Nakhchivan, a maggioranza armena, alla Repubblica Socialista Sovietica, fornendo loro uno sbocco sul Mar Caspio.

Tuttavia, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la questione del Nagorno-Karabakh non è mai stata completamente risolta, portando a un conflitto continuo tra armeni e azeri. Entrambe le parti si sono impegnate in operazioni militari per cercare di ottenere il controllo del territorio. Il Nagorno-Karabakh è un’area prevalentemente montuosa e scarsamente popolata, con poco più di 140.000 abitanti e una densità di popolazione di 32 residenti per chilometro quadrato.

Quest’area, che è un’enclave all’interno dell’Azerbaigian, è popolata per lo più da persone di etnia armena e il suo controllo è fondamentale per l’Armenia per riconquistare la sovranità sul proprio territorio. D’altro canto, l’Azerbaigian sostiene che la regione è parte integrante del suo territorio e che, se persa, rischierebbe di perdere il controllo della Repubblica autonoma di Nakhchivan, che riveste un’importanza maggiore per la sua popolazione di quasi mezzo milione di abitanti e per le abbondanti risorse naturali, tra cui l’agricoltura del cotone e del tabacco, e minerali essenziali come il piombo.

Il conflitto è ulteriormente complicato dal coinvolgimento di potenze esterne, con la Russia che spesso svolge un ruolo di moderazione per evitare l’escalation del conflitto. La Russia ha interesse a evitare conflitti nella sua area di influenza ed è vicina all’Iran, un altro Paese non allineato con l’Occidente. Il conflitto in corso ha avuto un impatto significativo sulla regione, causando la perdita di vite umane e lo sfollamento delle popolazioni, e una risoluzione del conflitto rimane elusiva nonostante i numerosi tentativi di negoziati di pace.

Il conflitto in corso tra Azerbaigian e Armenia è una questione complessa che coinvolge molteplici fattori. Uno dei fattori chiave è rappresentato dai giochi di alleanza che si stanno svolgendo dietro le quinte di questo conflitto. L’Azerbaigian è sostenuto economicamente e militarmente dalla Turchia, membro della NATO. D’altra parte, l’Armenia è armata dalla Russia. Questo ha complicato notevolmente la situazione e ha aumentato l’intensità del conflitto.

Anche il coinvolgimento di altri Paesi in questo conflitto non è trascurabile. È noto che Israele sostiene la causa azera, mentre l’Iran quella armena. Questo sostegno è principalmente guidato da sentimenti anti-iraniani e anti-americani, rispettivamente. Questa complessa rete di alleanze ha reso la situazione ancora più complessa e difficile da risolvere.

Gli scontri avvenuti nell’autunno del 2020 sono stati considerati una vera e propria guerra, con oltre 6.000 morti tra le forze armate e più di 150 perdite tra i civili. Inoltre, il conflitto ha portato allo sfollamento di 100.000 armeni e 40.000 azeri. Questi numeri sono allarmanti e hanno avuto un impatto significativo sulla popolazione della regione, causando paura, ansia e traumi diffusi. Il conflitto non mostra segni di cessazione a breve e il suo impatto sulle popolazioni della regione si farà sentire ancora a lungo.

Nel settembre 2023, l’Azerbaigian lanciò un’offensiva, che durò solo un giorno e si concluse con una larga vittoria turco-azera. Questo ha portato all’esodo definitivo degli armeni, rendendo oggi il Nagorno-Karabakh una sorta di regione fantasma.

Questa serie di scontri potrebbe essere facilmente inserita nella lunga lotta tra turchi e armeni, iniziata con il genocidio della popolazione armena perpetrato dall’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1916 che ha causato, secondo i tempi, oltre un milione e mezzo di morti. In quel caso, il sultano dell’epoca Maometto V emanò una legge che prevedeva la deportazione degli armeni, il tutto in un clima sia di fanatismo religioso (gli armeni sono tra le poche popolazioni cristiane dell’area) sia di nazionalismo, spinto dai Giovani Turchi tra i quali emergerà Atatürk che darà vita all’attuale Turchia.

Da quella drammatica stagione, l’Armenia diventerà ovviamente un nemico viscerale della Turchia, trovando nella Russia un ottimo alleato interessato a colpire Erdogan e la Turchia in chiave anti-atlantica.

Ad oggi, nel conflitto armato tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh, le forze armene hanno subito diverse clamorose sconfitte. Di conseguenza, l’Azerbaigian mantiene il controllo di due regioni, con gravi ripercussioni economiche. Il PIL pro capite dell’Azerbaigian è di 17.500 dollari, grazie alle attività di estrazione del petrolio nel Mar Caspio. Questo ha dato al Paese un vantaggio significativo rispetto all’Armenia, il cui PIL pro capite è di soli 9.500 dollari, indice di un’economia molto povera e complessa. Inoltre, l’Armenia ha dovuto far fronte allo sfollamento di altri 100.000 cittadini esiliati dal Nagorno-Karabakh, aggravando la già difficile situazione. Il Paese ha lottato per fornire i servizi di base alla popolazione, tra cui cibo, alloggio e assistenza sanitaria. Il conflitto ha comportato notevoli sfide economiche e sociali per entrambi i Paesi. Tuttavia, la situazione in Armenia è particolarmente grave e il paese deve affrontare un lungo percorso di recupero.

La situazione è incredibilmente intricata, con molteplici fattori in gioco. È tenuta strettamente in pugno dai giochi di potere internazionali, in cui varie nazioni esercitano la loro influenza e competono per il controllo. Inoltre, le persone coinvolte stanno affrontando numerose sfide storiche e sociali che hanno solo esacerbato il loro attuale stato di crisi.