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Non solo elezioni europee: De Croo cade in Belgio

Politica - Giugno 30, 2024

L’identità di destra della Nuova Alleanza Fiamminga e del Vlaams Belang si afferma

Durante le elezioni europee in Belgio, oltre 8 milioni di belgi sono stati chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento nazionale. L’esito fu decisivo e, per certi aspetti, sorprendente, segnando la conclusione del governo di Alexander De Croo (Open VLD, RE).

Il partito che ha ottenuto il maggior numero di voti è stato la Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA, ECR) guidata da Bart De Wever, seguita dal Vlaams Belang (VB, ID) guidato da Tom Van Grieken, che hanno ottenuto rispettivamente il 17% dei voti e 24 seggi e il 14% dei voti e 20 seggi. Il terzo posto è andato al Movimento di Riforma (MR, RE), un partito liberale francofono guidato da Georges-Louis Bouchez, che ha anche legami con l’attuale Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel.

Finora il governo era retto da Alexander De Croo e sostenuto dalla “Coalizione Vivaldi”: questo curioso nome derivava dal fatto che all’interno della coalizione erano presenti quattro diverse visioni politiche, quella dei liberali (MR e Open VLD), quella dei socialisti (SP.A e PS), quella dei verdi (Groen ed Ecolo) e quella dei cristiano-democratici (CD&V). Questa ampia coalizione, tuttavia, ha ottenuto il 48,01% dei voti e 76 seggi, numeri di per sé sufficienti a mantenere il governo ma insufficienti a garantire la stabilità visti i numerosi soggetti politici e l’esigua maggioranza su 150 parlamentari prevista dal sistema belga.

Il Primo Ministro belga De Croo si è congratulato con i vincitori e ha annunciato le sue dimissioni. Ora si sta concentrando sulla gestione degli affari correnti e sulla facilitazione della transizione verso un nuovo governo, in cui i liberali dovrebbero svolgere un ruolo chiave. Re Philippe accettò le sue dimissioni e successivamente invitò i leader di N-VA, VB e MR al Palazzo Reale di Bruxelles.

Gli obiettivi, ora, sono molto diversi tra le varie forze politiche: i liberali aspirano a ritrovare compattezza e unità anche a scapito dell’alleanza con la sinistra, basti vedere le dichiarazioni di Bouchez che ha affermato che “la sinistra elogia la democrazia quando dà i risultati che le fanno comodo”, ha ribadito che solo i liberali hanno messo sul tavolo le preoccupazioni dei cittadini e che il lavoro responsabile inizia ora; De Wever ha l’opportunità di costruire attorno al suo partito un centro-destra che sappia valorizzare l’identità fiamminga e i vantaggi del federalismo belga senza rinunciare a una vocazione europeista; il Vlaams Belang invece punta a migliorare il più possibile il risultato sul territorio fiammingo per alzare sempre più la posta in gioco.

È difficile dire ora chi potrebbe prendere il governo, anche se non si può escludere una coalizione che riunisca i liberali, i cristiano-democratici e l’N-VA, arrivando a 76 su 150. Un risultato che rappresenterebbe semplicemente la storia, superando anni di governi “di larghe intese” e lavorando finalmente a un autentico centrodestra belga.

Contemporaneamente si sono tenute le elezioni europee, dove a “vincere” è stato il Vlaams Belang con il 14,5% e 3 seggi, seguito dal N-VA con il 14% e 3 seggi e dal MR con il 13% e anch’esso 3 seggi. Il Partito Laburista Belga (PTB-PVDA, GUE/NGL) si è affermato con l’11% e 2 seggi. Il calo maggiore è stato registrato dalle formazioni verdi, con Groen ed Ecolo che insieme hanno conquistato solo il 10% rispetto al 15% di cinque anni fa e un seggio in meno. Anche i socialisti hanno registrato un leggero calo, chiudendo al 15,5% con 4 seggi, paradossalmente uno in più rispetto alla precedente legislatura europea.

La tendenza è inequivocabile: i partiti identitari delle Fiandre (la regione a nord del Belgio) si sono rafforzati, i liberali hanno mantenuto la loro posizione nel sud francofono, la sinistra “moderata” è diminuita e la sinistra più estrema e il centro cristiano stanno spostando l’equilibrio.