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Quello del 20 gennaio 2025 è stato un appuntamento importantissimo per i conservatori e per tutti i maggiori esponenti dei partiti e movimenti di destra a livello internazionale. L’Inauguration day del nuovo Presidente statunitense Donald Trump ha, infatti, richiamato diverse personalità della destra e del conservatorismo mondiale, lasciando invece in disparte altri leader e istituzioni internazionali meno vicine al tycoon e alla sua squadra.
I PRESENTI
Importante in questo frangente, per i leader presenti, è stato lanciare un messaggio di assoluta vicinanza al quarantasettesimo Presidente degli Stati Uniti. Tra questi, il presidente dell’Argentina Javier Milei: suo lo spunto di costituire una “internazionale dei conservatori” così come ricordato da diversi organi di stampa in questi giorni, magari sullo slancio della presidenza Trump. Assolutamente da sottolineare anche la presenza della Premier italiana Giorgia Meloni, unica leader europea, che a ridosso della cerimonia ha rilasciato un video – ripreso immediatamente da tutti gli organi di informazione USA – nel quale spiega il senso della sua presenza. Meloni ha parlato dell’Italia e degli stretti rapporti che intercorrono con gli Stati Uniti, oltre che della volontà di rafforzare questo legame in un momento così particolare a livello internazionale. Lo sguardo della Premier italiana è sicuramente al mercato globale, ma anche alla guerra alle porte dell’Europa e ai negoziati di pace tra Russia e Ucraina, che potrebbero prendere slancio con il secondo mandato del tycoon. Se Meloni è stata l’unica tra i leader europei a presenziare alla cerimonia, non sono mancati invece gli esponenti dei partiti conservatori e della destra del vecchio continente. Tra questi il leader del Reform Party, Nigel Farage, e il Copresidente di AfD, Tino Chrupalla, oltre allo spagnolo di Vox, Santiago Abascal. Assente – seppur nella lista degli invitati – il Primo ministro ungherese, Viktor Orbán. In rappresentanza dell’Ungheria è invece intervenuto l’europarlamentare Kinga Gál. Nutrita anche la delegazione dei Conservatori europei. L’ECR è stato infatti rappresentato, oltre che dalla Presidente uscente Meloni, dal Neopresidente Mateusz Morawiecki, dal leader di AUR George Simion, dalla francese Marion Maréchal e ancora, per l’Italia, da Antonio Giordano e Carlo Fidanza.
L’EUROPA GRANDE ASSENTE
L’assenza dei leader dei grandi Paesi europei non è certo passata inosservata. La Premier Meloni si configura sempre di più come l’interlocutrice di Trump e della sua amministrazione in Europa. Un ruolo non di poco conto e soprattutto non facile, se pensiamo ad uno dei temi richiamati dal Tycoon nel suo discorso che più viene attenzionato dalle cancellerie europee. Naturalmente parliamo della volontà di imporre dazi sul commercio con i Paesi stranieri (l’annuncio è già arrivato con tariffe del 25% nei confronti di Messico e Canada a partire dal 1° febbraio). Un tema caro alla Meloni non solo per il suo ruolo sul panorama europeo, ma soprattutto perché la stessa Italia sarebbe fortemente colpita da una misura simile, visti i legami commerciali così stretti con gli USA. Dal punto di vista delle Istituzioni del vecchio continente, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di voler mantenere un approccio “pragmatico” verso gli USA, aggiungendo che non esistono economie più integrate di quelle statunitense ed europea.
I TEMI E LO SCENARIO
Al netto delle affermazioni in materia di immigrazione o sul controllo del Canale di Panama e del Golfo del Messico, quello che peserà nei prossimi mesi sarà il modo in cui la nuova amministrazione statunitense gestirà la stabilizzazione del conflitto a Gaza iniziata dall’ex Presidente Biden. Ma anche quanto si potrà fare per mettere fine alle ostilità in Ucraina. Tra i grandi assenti alla cerimonia, infatti, non si può dimenticare proprio il presidente ucraino Zelensky, che si è limitato a fare i complimenti al tycoon via social. Pur non avendo mai citato l’Ucraina nel suo discorso, il tema resta al centro degli interessi USA, anche perché Trump aveva dichiarato di poter risolvere la questione in 24 ore. Un’affermazione già ridimensionata nelle scorse settimane, ma che il neo Presidente ha voluto richiamare affermando di voler incontrare al più presto Putin. Dal punto di vista dell’UE, la Presidente von der Leyen ha affermato che il territorio dell’Ucraina dovrà restare sovrano e che sarà la Nazione a dover decidere del suo stesso futuro. Un tema centrale, questo, che nei prossimi mesi tornerà ad essere molto presente nelle agende delle cancellerie europee, soprattutto in relazione alle mosse che il nuovo Presidente USA vorrà intraprendere sulla via della risoluzione del conflitto.