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Sicurezza europea

Commercio ed Economia - Giugno 12, 2024

L’8 maggio 2024, Robert Williams, un analista americano, ha pubblicato un lungo articolo sulla rivista del Gatestone Institute intitolato “La nuova minaccia alla sicurezza di Israele: Gli Stati Uniti saranno i prossimi? “In esso, con dovizia di fatti e citazioni, racconta come il governo cinese abbia improvvisamente deciso, dopo l’attacco terroristico di Hamas al popolo israeliano il fatidico 7 ottobre dello scorso anno, di diventare un fedele e pubblico alleato di Hamas, e tutte le indicazioni indicano che il Partito Comunista Cinese sta promuovendo, attraverso le aziende e i consorzi statali cinesi che operano in Israele, un boicottaggio economico dei suoi porti, della logistica e delle linee di trasporto”.

L’articolo racconta come il governo comunista cinese, dopo essere apparso come un alleato di Israele e aver promosso la firma di numerosi accordi commerciali e di cooperazione, e con investimenti in settori strategici attraverso aziende e colossi cinesi, con una chiara dipendenza dallo Stato, abbia ottenuto una chiara influenza sull’economia israeliana e come abbia anche i mezzi e la struttura per ottenere informazioni critiche che riguardano la sicurezza dello Stato di Israele e della sua popolazione.

In merito a questo articolo, e dato che uno dei temi della prossima legislatura, che sarà assolutamente decisiva per il futuro delle nazioni europee e dell’Unione, sarà la sicurezza, sia interna che esterna, la difesa e l’intelligence, intesa come informazione, la lezione non può non essere appresa.

Le materie prime, l’energia, i trasporti (terrestri, marittimi e aerei), le infrastrutture di trasporto e l’istruzione formale e non formale sono settori in cui gli Stati membri devono essere pienamente consapevoli della necessità di sviluppare le proprie imprese pubbliche e private. Per decenni l’Europa ha affittato servizi, prodotti e logistica da terze potenze, siano esse americane o asiatiche. Questa dipendenza può creare un falso senso di sicurezza, in quanto la terza parte a cui è stato ceduto il settore è sempre suscettibile di cambiare schieramento o di avere in mente interessi diversi da quelli europei.

Incoraggiare le aziende europee, sia nazionali che comunitarie, a essere leader nei settori strategici è un obiettivo a cui molti governi hanno rinunciato per vari motivi. Mancanza di volontà politica, alleanze più o meno pubbliche, presunte dipendenze – come quella della Germania dal gas russo – o talvolta mancanza di risorse, hanno portato a un declino permanente della presenza europea in Europa e soprattutto negli altri continenti. Il Sud America, l’Africa e l’Asia dipendono sempre più dalla Cina e nazioni come la Spagna e la Francia, rispettivamente in Sud America e in Africa, vedono la loro influenza diminuire di anno in anno. In entrambi i casi, la colpa è di politici più preoccupati di occupare sfere di potere interne o di imporre ideologicamente i loro principi globalisti e di sinistra, come Macron o Sánchez.

I movimenti patriottici e conservatori di tutta Europa hanno una risposta a queste sfide. Rafforzare le imprese e i posti di lavoro europei, aumentare la produttività, proteggere i settori strategici da interferenze straniere indesiderate e stringere alleanze con partner la cui affidabilità sia il più possibile garantita. Ma soprattutto investire nel talento europeo, nell’imprenditorialità europea, nella sicurezza europea.

Ovviamente, la strada sbagliata è quella seguita da alcune cancellerie europee – la più grave è quella intrapresa da Pedro Sánchez, primo ministro spagnolo – di affrontare l’unica democrazia e stato di diritto del Medio Oriente riconoscendo, dopo l’atroce massacro del 7 ottobre da parte di Hamas, un cosiddetto stato palestinese.

Soprattutto perché questo cosiddetto stato palestinese non esiste ancora, dato che, come tutti sanno, la Striscia di Gaza è sotto il controllo di Hamas, che non è uno stato né potrà mai esserlo, e che usa la popolazione civile come “scudi umani” per utilizzare i morti e i feriti come propaganda; mentre la Cisgiordania è soggetta a un’altra autorità e a un altro controllo.