Tra il sogno europeo e l’influenza russa. La Georgia strizza l’occhio all’Unione Europea ma deve anche fare i conti con il Cremlino, con il suo passato e il presente. A pochi mesi dalle elezioni per rinnovare il parlamento, l’ex Repubblica sovietica, che ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, deve scegliere da che parte stare. La situazione a Tbilisi è delicata e il motivo si cela dietro ad una proposta di disegno di legge sulla trasparenza dell’influenza straniera. Se per la maggioranza di governo – rappresentata dal partito Sogno Georgiano – la proposta è doverosa, per la Presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, è incostituzionale e contraddice gli standard dell’Unione Europea. Per questo motivo lo scorso 18 maggio l’europeista Zourabichvili ha deciso di porre il suo veto sull’approvazione, ben sapendo che il suo parere sarebbe stato aggirato da chi con 84 voti favorevoli su 116 ha promosso quella che è stata ribattezzata la legge agenti stranieri. Come era facile prevedere, una commissione parlamentare ha respinto la bocciatura della Presidente e ha rimandato l’ultima decisione al voto dei parlamentari.
Presentata un anno fa, la legge della discordia è stata riproposta a cinque mesi dalle votazioni e, secondo il disegno di Sogno Georgiano – la forza politica fondata dal miliardario Bidzina Ivanishvili – prevede che tutte le realtà che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero debbano registrarsi come organizzazioni che perseguono gli interessi di una potenza straniera. Un decreto che per molti aspetti assomiglia ad una norma russa del 2022 e che dovrebbe colpire circa 25.000 società profit e non-profit, considerati i media o le imprese che operano nel settore della libera informazione e comunicazione, le organizzazioni non governative e le associazioni senza scopi di lucro.
Le tensioni si sono spostate dalle sale istituzionali alle strade. Le proteste dei cittadini che sostengono il percorso europeo dello Stato sono state soffocate dalla polizia. Bruxelles osserva attentamente. Mosca, pure, è spettatrice interessata. In bilico ora c’è anche lo status di paese candidato ad entrare nell’Unione Europea.
Nel marzo del 2022, a poche settimane dall’invasione dell’Ucraina, il governo georgiano – per paura di una possibile espansione del conflitto e dell’egemonia di Mosca – aveva presentato domanda per entrare nell’UE. Nel giugno 2023 sono arrivati i pareri della Commissione e del Consiglio europei cui, lo scorso dicembre, ha fatto seguito proprio l’ultimo step: la posizione di Nazione candidata ad allargare i confini dell’Unione Europea. Da Rue de la Loi, sede del Consiglio europeo, sono state inviate a Tbilisi le condizioni da rispettare per trasformare il sogno europeo in realtà. Per completare l’iter la Georgia deve dimostrare di condividere i valori dell’Unione, continuare a progredire nel programma di riforme e soddisfare le richieste specificate nella relazione della Commissione. Sotto la lente di ingrandimento di Bruxelles sono finite le norme inerenti alla pubblica amministrazione e agli appalti pubblici e pure le strategie economiche. Inoltre, è tuttora atteso un allineamento alle politiche UE in materia di misure restrittive nei confronti di Russia e Bielorussia.
La legge della discordia rischia seriamente di mettere tutto in discussione. Dopo l’approvazione della norma “sulla trasparenza dell’influenza straniera”, l’Unione ha esortato il premier Irakli Kobakhidze ed il suo governo a ritirare la legge, mantenendo gli impegni assunti nei confronti di Bruxelles e del riconoscimento di status di Paese candidato. Josep Borrell, in qualità di alto rappresentante UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha espressamente riferito alla stampa che i 27 Paesi dell’UE stanno considerando l’ipotesi di adottare delle risposte adeguate ed appropriate nel caso in cui Sogno Georgiano non dovesse fare dietrofront. Per procedere, però, servirà unità d’intenti ed una risoluzione unanime, cosa che al momento non c’è. Non tutti i 27 sono d’accordo sul fatto che la legge di ispirazione filo-russa sia così grave o metta in pericolo i valori fondanti dell’UE.
Intanto, la Presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, ha giocato la sua carta. Ha chiesto ai partiti europeisti del suo Paese di aderire al documento programmatico “Carta georgiana”, una sorta di manifesto nel quale vengono evidenziate tutte le priorità tracciate dalla Commissione Europea per portare a termine il percorso intrapreso nel marzo di due anni fa. Il documento potrebbe essere paragonato ad una sorta di parafulmine e sarà presentato a Bruxelles in modo da guadagnare tempo. Perché il 26 ottobre si andrà alle urne per il rinnovo del Parlamento ed i cittadini potrebbero esprimersi a favore del sogno europeo e contro Sogno Georgiano.