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Una nuova politica della natalità per sostenere l’Europa

Commercio ed Economia - Luglio 1, 2024

Nel prossimo futuro, la scena politica europea dovrà fare i conti con delle politiche sulla natalità che spesso non rappresentano le vere istanze della cittadinanza. Soprattutto a fronte dei dati sulle nascite che sono sempre più difficili da guardare con speranza.

Lo scontro mediatico del G7

In Italia in particolare, ma la risonanza c’è stata anche attraverso le maggiori testate europee e internazionali, si è sviluppato un caso – completamente mediatico e senza alcun fondamento – attorno alla presunta imposizione del Premier Giorgia Meloni di eliminare il termine “aborto” dalla dichiarazione finale del vertice G7. Un caso che ha avuto ampia copertura dai media mainstream, ma che in realtà, come anche dichiarato dal Presidente Meloni, non aveva alcun riscontro reale nelle trattative sul testo. La stessa Meloni, infatti, ha ben chiarito che non esiste nessuna questione relativa ad un taglio dei diritti, anche perché in questo tipo di documenti non si fa richiamo ai singoli temi, ma alle precedenti dichiarazioni – in questo caso quella di Hiroshima. Un testo, quello a cui si fa riferimento, dove era molto chiaro il passaggio relativo alla necessità di garantire l’accesso all’aborto libero e sicuro. Sempre in quell’occasione, il Premier Meloni aveva dichiarato di non voler in nessun modo modificare la legge 194 (relativa all’aborto) ritenendo necessaria la sua applicazione in tutte le sue parti. Una polemica, quindi, montata ad arte, senza nessun riscontro all’interno delle riunioni del vertice. Una finta bagarre che però ha il merito di far capire quanto le questioni relative alla natalità e alle politiche che la favoriscono debbano avere un posto e un peso crescente all’interno del dibattito europeo, soprattutto dopo il risultato delle ultime elezioni europee. In questo caso è impossibile non tenere conto delle istanze che i cittadini dei paesi membri hanno portato all’attenzione delle istituzioni con il loro voto.

Dati sul tasso di natalità in Europa

Sono gli stessi dati forniti nel marzo del 2023 da Eurostat in merito alla natalità in Europa a dover preoccupare non poco le cancellerie europee e le istituzioni dell’UE. Nel 2021, infatti, la media europea si è attestata a 1,53 nascite per donna. Questo porta ad un totale di 4,09 milioni di nati in quell’anno. Seppur potrebbe sembrare un miglioramento rispetto al 2020, quando i nuovi nati furono solamente 4,07 milioni, la tendenza generale a partire dal 2008 resta comunque in calo (considerando che in quell’anno furono 4,68 milioni i bambini nati). . La situazione non migliora se guardiamo all’Italia, che ad oggi ha un tasso di natalità ai minimi storici. Si parla di 1,25 nascite per donna, un dato che supera soltanto la Spagna, che si attesta a 1,19, e Malta all’1,13. I primi posti nell’analisi di Eurostat sono invece per la Francia, con 1,84 bambini nati per ogni donna, seguita poi dalla Repubblica Ceca (1,83), Romania (1,81) e Irlanda (1,78).

Le politiche sulla natalità da attuare

I dati, così come il tenore del dibattito, fanno capire che l’Europa si trova di fronte ad un momento storico, in cui la popolazione europea cresce sempre meno mentre l’età media degli abitanti si alza sempre di più anno dopo anno. Questa contingenza data dal calo delle nascite dall’invecchiamento della popolazione ha diverse ricadute sul sistema europeo. Il primo enorme impatto lo abbiamo sul mercato del lavoro e sul sostegno al sistema di welfare e pensionistico. Basti pensare, sempre in termini di lavoro, a come molte aree rurali saranno condannate all’abbandono se nei prossimi decenni non si inverte fortemente questa tendenza. Per non parlare del ruolo che un’Europa senza crescita e con una popolazione che invecchia giocherà sulla scena globale alle soglie delle grandi sfide internazionali che ci attendono.

È per tutta questa serie di motivi che è auspicabile un’Europa fatta di famiglie giovani, che guardi alla sfida demografica come alla chiave del suo futuro. Per questo si deve iniziare ad agire partendo dalla stessa spesa pubblica legata alla natalità, che deve essere considerata alla stregua di un qualsiasi altro investimento di carattere produttivo. Investimenti che dovrebbero essere sempre più stimolati anche attraverso il bilancio europeo, con fondi legati alle politiche di supporto alla famiglia che i vari stati membri attiveranno. Si deve poi puntare a cambiare il paradigma all’interno della comunità, puntando sempre di più ad una cultura “baby friendly”, oltre che alla creazione di programmi (che contengano anche delle linee di finanziamento) destinati alle donne in condizioni di fragilità economica che desiderino intraprendere una gravidanza. Infine, non possiamo voltare le spalle a tutti quei cittadini europei che, ormai in età avanzata, hanno bisogno di politiche di sostegno. Una serie di misure che guardino ad un cambio di rotta sul tema della natalità e dell’invecchiamento, così da sostenere questa più che auspicabile inversione di tendenza.