Il crollo del governo e il ritiro del primo ministro uscente aprono nuovi scenari
Il 7 luglio, il governo Rutte IV è caduto a causa del mancato raggiungimento di un accordo sulla riforma dei richiedenti asilo. In particolare, il VVD (partito liberale di centro-destra guidato dal primo ministro Rutte) ha sostenuto la necessità di ridurre le richieste di asilo nei Paesi Bassi per i ricongiungimenti familiari, una posizione che non è piaciuta al CU calvinista (un partito religioso con radici progressiste).
Nonostante l’Unione Cristiana (UCC) abbia solo cinque seggi parlamentari, la sua presenza è stata fondamentale per la stabilità del governo e il mancato raggiungimento di un accordo ha portato alla fine del quarto governo di Mark Rutte. A complicare ulteriormente la situazione è stata la decisione di Rutte di ritirarsi dalla vita politica dopo questo mandato. Dopo aver ricoperto il ruolo di Segretario di Stato per gli Affari sociali e successivamente per l’Istruzione per quattro anni, e con un totale di 13 anni di governo, Rutte ha scelto di spianare la strada alle generazioni future dimettendosi da Primo Ministro, carica che ha assunto il 14 ottobre 2010.
Il primo segnale di sfiducia elettorale nel governo è emerso dalle precedenti elezioni provinciali del 15 marzo 2023. La maggioranza di governo si è notevolmente indebolita: il VVD ha ottenuto solo l’11,17%, l’Appello cristiano-democratico (CDA) di centro-destra il 6,64%, i Democratici 66 (D66) di centro-sinistra il 6,34% e l’UDC il 3,66%. Di conseguenza, la maggioranza di governo ha raggiunto solo il 27,81%, provocando inevitabili discussioni sul futuro politico del Paese.
I grandi vincitori di quella competizione elettorale sono stati i ruralisti del BBB, il Movimento dei Cittadini e degli Agricoltori, che si sono opposti con forza alle politiche ambientali del governo Rutte IV e si sono opposti con veemenza all’ecologismo ideologico dell’Unione Europea. Alcuni osservatori politici lo considerano addirittura un partito “euroscettico”. Il BBB ha ottenuto il 19,23% dei voti, ottenendo la maggioranza relativa dei seggi in tutte le province del Paese.
Secondo i sondaggi attuali, la situazione politica indica un forte stallo. In prima linea sembra esserci una coalizione elettorale ecologista di sinistra, che comprende il PvdA (socialisti) e GL (verdi), che correranno insieme e otterranno tra i 25 e i 28 seggi. Il VVD segue con 25 seggi, tallonato dal BBB, che dovrebbe ottenere tra i 21 e i 25 seggi. L’unico altro partito che supererebbe i 15 seggi sarebbe il PVV, un partito fortemente euroscettico guidato da Geert Wilders, che un tempo aspirava a sconvolgimenti nazionali mai concretizzati.
Tuttavia, c’è un fattore che potrebbe sconvolgere completamente il panorama politico: il posizionamento di Pieter Omtzigt. Il parlamentare cinquantenne, rieletto nel 2010 con il CDA di centro-destra ma uscito dal partito nel 2021 a causa delle sue posizioni pro-europee, gode attualmente di un forte sostegno trasversale. Omtzigt è stato contattato più volte per ricandidarsi con la CDA o la BBB, ma ha rifiutato entrambe le offerte. Secondo l’ultimo sondaggio, un’ipotetica lista personale da lui guidata otterrebbe 46 seggi, a soli 29 seggi da una potenziale maggioranza.
Senza l’Omtzigt, la maggioranza del governo uscente si limiterebbe a 39 seggi (44 includendo l’UDC), rendendo improbabile il proseguimento di questa strada. La coalizione di centro-sinistra raggiungerebbe tra i 40 e i 50 seggi, anch’essi insufficienti. L’instabilità sembra essere la chiave del futuro dei Paesi Bassi e la potenziale influenza di diversi partiti euroscettici non deve essere trascurata. Nello scenario di Omtzigt, la sua lista unita con i ruralisti del BBB, insieme al PVV di Wilders e ai partiti di destra più piccoli (FvD, JA21 e SGP), otterrebbe 78 seggi, sufficienti per formare un governo di destra. Tuttavia, tenere insieme una tale coalizione potrebbe rivelarsi estremamente difficile a causa delle origini divergenti delle parti coinvolte.