Alla fine del suo lunghissimo discorso sullo Stato dell’Unione del 2021, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato una proposta di regolamento che istituisce un quadro comune per i servizi dei media nel mercato interno.
Ha affermato che “i giornalisti vengono presi di mira semplicemente per aver fatto il loro lavoro”; per avvalorare tale affermazione, ha fornito tre esempi: Daphné Caruana Galizia, assassinata dopo aver denunciato la corruzione del governo socialista maltese nel 2017; Ján Kuciak, anch’egli ucciso dopo aver reso pubblica la corruzione del governo socialista in Slovacchia nel 2018; e Peter de Vries, assassinato nel 2021 per impedirgli di fornire dettagli sulla mafia marocchina nei Paesi Bassi.
L’informazione come bene pubblico, la creazione di trasparenza, la salvaguardia dell’indipendenza e il nostro diritto di essere informati da persone come loro necessitano, secondo la signora Von der Leyen, di fermare coloro che minacciano la libertà dei media. Le aziende del settore dei media non possono essere trattate come un’azienda qualsiasi, perché “difendere la libertà dei media significa difendere la democrazia”.
La proposta avrebbe lo scopo di eliminare gli ostacoli al funzionamento del mercato interno dei media e di promuovere il pluralismo e l’indipendenza in tale mercato.
Tuttavia, il 3 febbraio 2023 il Sejm della Repubblica di Polonia ha emesso un parere in cui si afferma che il regolamento proposto va oltre le competenze concesse all’UE e viola il principio di sussidiarietà.
Secondo il legislatore polacco, l’ordinamento giuridico nazionale prevede già disposizioni specifiche in materia di (i) nominare il responsabile della gestione e i membri del consiglio di amministrazione dei fornitori di servizi pubblici di media, (ii) fornire regole sostanziali e procedurali che garantiscano la valutazione delle concentrazioni nel mercato dei media, (iii) assegnare i fondi pubblici ai fornitori di servizi di media secondo criteri e procedure trasparenti, oggettivi, proporzionati e non discriminatori, e (iv) la rendicontazione da parte delle autorità pubbliche delle spese pubblicitarie assegnate ai fornitori di servizi di media.
La relazione della Commissione alla proposta non dimostra come queste disposizioni nazionali, o quelle di altri Stati membri, siano insufficienti a raggiungere i loro obiettivi. Anche i benefici che si otterrebbero adottando il regolamento proposto non sono stati sufficientemente identificati.
La Camera bassa del Parlamento polacco sostiene inoltre che la base giuridica indicata per la proposta (articolo 114 del TFUE) non può essere considerata appropriata, poiché il regolamento proposto disciplina questioni culturali come i contenuti dei media, comprese le notizie, per le quali l’Unione è competente solo a svolgere attività volte a sostenere, coordinare o integrare le azioni degli Stati membri. Di conseguenza, una direttiva avrebbe potuto essere adatta allo scopo, ma non un regolamento.
D’altra parte, l’esecutivo polacco ha indicato un possibile parziale sostegno alla proposta di regolamento, pur esprimendo analoghe riserve in merito alla sussidiarietà e alla base giuridica, quest’ultima da chiarire da parte del servizio giuridico del Consiglio.
Il Parlamento polacco non è stato l’unico a opporsi alla proposta della Von der Leyen. Danimarca, Francia, Germania e Ungheria hanno espresso riserve simili.
La proposta di legge europea sulla libertà dei media è attualmente in attesa di decisione da parte della commissione Cultura e istruzione (CULT) del Parlamento europeo.
Fonte dell’immagine: Gov.pl