Pareri dalla presentazione della Relazione 2022 della Corte dei conti europea.
La presentazione della relazione annuale della Corte dei conti europea, relativa all’esercizio finanziario 2022, si è tenuta la mattina del 24 novembre 2023 a Roma, nel Palazzo del Senato italiano, presieduta dal Segretario generale della CCE, il deputato Antonio Giordano (FdI).
Giordano ha introdotto l’incontro riassumendo le principali prerogative della Corte dei conti europea e ricordando come si tratti di un’istituzione che negli ultimi anni ha sempre aumentato il proprio spazio. Nel suo discorso ha posto grande attenzione al principio di sussidiarietà, chiaramente inciso nei trattati europei, notando come questo non stia ancora trovando il suo giusto spazio. “Questo principio – spiega l’On. Giordano – configurerebbe quel limite in cui è più opportuno che sia lo Stato nazionale a gestire una certa attività o regolamentazione. Più si innalza il livello di sussidiarietà, più si riduce lo spazio per l’Unione europea, e più si abbassa, più l’Unione europea tende allo “straripamento” legislativo, che mina sempre più le realtà locali.
In apertura, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (FdI, ECR) ha esordito avvertendo come l’attività della Corte dei Conti europea dimostri concretamente la necessità degli enti locali di garantire la realizzazione di grandi opere nei tempi in cui sono valide per la collettività, con la tutela da soggetti criminali e speculatori, che cercano risorse pubbliche per arricchirsi a spese della collettività.
La relazione è stata presentata da Pietro Russo, magistrato della Corte dei conti europea, esprimendo diverse considerazioni. In particolare, ha esordito soffermandosi sui fondi di coesione che, pur rappresentando circa il 40,4% dell’intero bilancio dell’UE, continuano a presentare una grande complessità nelle procedure burocratiche per l’assegnazione di queste risorse in ogni Stato. Nel corso degli anni, l’Italia si è sempre classificata tra le ultime nazioni in termini di capacità di spesa, motivo per cui l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, supportato dal Ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto (FdI, ECR), ha subito concentrato grandi sforzi per un’inversione di tendenza già a partire dal 2023. Nell’esposizione della relazione, il dottor Russo ha colto l’occasione per riportare alcuni principali casi concreti per fornire una panoramica dell’attività di controllo che la Corte è tenuta a svolgere. In questo caso, è stato evidenziato come in Grecia abbiano rilevato l’assenza di decreti attuativi che potessero dare il via libera all’erogazione dei fondi previsti; o come in Spagna alcuni documenti facessero addirittura riferimento a periodi precedenti alla creazione del loro Piano di ripresa e resilienza e non potessero quindi essere utilizzati come base per il pagamento della rata.
L’eurodeputata Caterina Chinnici (FI, PPE), vicepresidente della CONT (Commissione per il controllo dei bilanci), ha esposto nel suo intervento una serie di sfide che devono essere affrontate per gestire appieno l’enorme somma costituita dalla somma dei fondi strutturali e di quelli di nuova generazione dell’UE.
Innanzitutto, la necessità fondamentale di semplificare le procedure, snellendo anche gli adempimenti, in modo da diminuire sempre più il tasso di errore, determinato nella prevalenza dei casi da una profonda complessità. Una proposta che era stata formulata, ad esempio, era l’utilizzo di pagamenti forfettari, ma con la difficoltà di seguire i processi di finanziamento con controlli efficaci e costanti. Non bisogna dimenticare che c’è il forte rischio che gli Stati membri non colgano le opportunità di finanziamento a gestione condivisa senza la necessaria razionalizzazione: per garantire la trasparenza nella gestione dei fondi senza rallentare la macchina dei finanziamenti, si può pensare a una soluzione che preveda un unico sistema di monitoraggio integrato tra Europa e Stati nazionali.
È fondamentale, in ogni caso, che i fondi europei aprano nuove strade, visto il loro peso nel bilancio europeo e quindi nella tassazione richiesta ai cittadini degli Stati europei: il Segretario generale della Corte dei conti Franco Massi sottolinea che una “buona spesa” è la principale assicurazione del mantenimento del “circolo democratico”. In questo senso, è certamente affidato al potere legislativo decidere le regole di bilancio mentre il potere esecutivo “gestisce” i fondi fissando gli obiettivi che realizzano i programmi politici del governo, ma il tutto – sottolinea Massi – deve rispondere a criteri ben precisi di efficienza, efficacia, economicità, legittimità e tempestività. La variabile del tempo, se ci pensiamo, può addirittura rendere inutile e obsoleto un investimento pubblico, per quanto grande sia.
Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, Direttore della Struttura di Missione del PNRR, ha richiamato l’attenzione sulle ragioni che hanno dato vita alla Next Generation EU, ovvero rispondere all’emergenza pandemica. Solo dopo il conflitto tra Russia e Ucraina è stata aggiunta l’intera parte relativa a RepowerEU. La situazione odierna è molto diversa da quella del 2020, ma il principio fondamentale alla base dei progetti è rimasto lo stesso: non soldi da spendere, ma obiettivi da raggiungere. Un cambio di paradigma che vede l’assegnazione dei fondi in base a un parametro di performance, secondo il quale prima si raggiunge l’obiettivo e solo dopo si riceve il denaro. La logica direbbe che se l’obiettivo non viene raggiunto, il finanziamento non viene attivato e quindi non si spreca denaro. Da un lato, ciò rispondeva a un criterio di economicità, dall’altro significava che opere più importanti non potevano essere incluse.
Il Presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, On. Marco Osnato (FdI, ECR) è tornato sul tema della semplificazione, dichiarando come essa nasca dalla consapevolezza che gli obiettivi finali devono essere chiari, altrimenti il rischio è di perdersi in bandi poco accessibili e quindi in una sfiducia nella disponibilità economica; mentre il prof. Luciano Monti del Policy Observatory della LUISS ha sottolineato, tornando al criterio della tempestività, come il “rischio” di non spendere bene (o di non spendere affatto) i fondi diventi invece un’opportunità: se un Paese membro, che sia l’Italia o chiunque altro, dimostra di avere veramente a cuore il raggiungimento di determinati obiettivi, il PNRR diventa la chiave per implementare progetti già esistenti, di per sé sostenibili perché già collegati a un progetto, concretizzandoli attraverso i fondi europei.
Una necessità, quest’ultima, ripresa e sottolineata anche dal Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze, On. Lucia Albano (FdI, ECR), che ha poi delineato le analogie più o meno evidenti tra il PNRR e il Piano Marshall, nome mutuato anche dalla stessa Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Le conclusioni dell’evento sono state affidate a Domenico Lombardi, direttore dell’Osservatorio sulle politiche della LUISS, secondo il quale uno degli obiettivi dell’incontro era quello di creare una piattaforma di dialogo tra i rappresentanti del Governo e i rappresentanti delle istituzioni accademiche e della magistratura contabile: obiettivo perfettamente raggiunto. Nel corso della mattinata è emersa la consapevolezza che il dottor Lombardi, economista di formazione, ha sapientemente collegato il concetto di costo, non tanto “contabile” quanto economico. È emersa la consapevolezza che le irregolarità – se non veri e propri illeciti – sono fonti di costi che, oltre a non far bene al sistema, si ripercuotono sulla società; che la “paura di sbagliare” da parte della Pubblica Amministrazione porta a rinvii che poi producono ulteriori “costi” in termini di tempi di investimento e di disponibilità finanziaria dei fondi; e che è necessario costruire una collaborazione tra gli organi di controllo e le Pubbliche Amministrazioni affinché possano supportare concretamente tutti quegli amministratori locali, che magari hanno una formazione diversa dal mondo finanziario e contabile.
L’incontro tra la politica e le istituzioni con competenze fiscali e monetarie ha quindi dimostrato il profondo lavoro da fare perché il RRNP abbia una rilevanza significativa nello sviluppo dell’Italia e dell’Europa.