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Nemmeno uno dentro, uno fuori

Commercio ed Economia - Aprile 21, 2024

Nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 2023, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha proposto di ridurre gli obblighi di rendicontazione a livello europeo del 25% e si è impegnata a collaborare con gli Stati membri per raggiungere lo stesso obiettivo a livello nazionale.

Più recentemente, nel gennaio 2024, il Dipartimento per le Politiche Economiche, Scientifiche e della Qualità della Vita del Parlamento Europeo ha pubblicato uno studio sull’onere normativo dell’UE e il suo impatto sulle imprese.

Il rapporto inizia affermando che “la Commissione può ancora aumentare la trasparenza della sua metodologia”. Non è certo un buon inizio, rivelare che la Commissione europea non appare altrettanto trasparente nel ridurre le pratiche dell’Unione per le imprese e i cittadini, il cosiddetto approccio “one in, one out”.

I Conservatori e Riformisti europei preferirebbero almeno un approccio “due in uscita, uno in entrata”, dato il numero già eccessivo di regolamenti, direttive e decisioni con cui le autorità europee caricano i mercati e i singoli individui; il minimo che chiediamo è che tale mole non venga ulteriormente aumentata.

L’analisi conclude che la presunta riduzione dei costi di regolamentazione da parte della Commissione deve essere interpretata con cautela, poiché i presunti miglioramenti devono affrontare “importanti sfide metodologiche”. In altre parole, la Commissione non va presa molto sul serio.

Per questo motivo il Parlamento europeo raccomanda di prevedere una valutazione indipendente del principio “uno dentro, uno fuori”, come se la valutazione interna dei servizi della Commissione fosse di parte. In effetti, le imprese, in particolare le piccole e medie imprese, ritengono che negli ultimi anni ci sia stato un aumento netto degli oneri normativi dell’UE, in contrasto con il principio di proporzionalità che dovrebbe guidare l’azione dell’Unione.

Alcune altre nazioni stanno facendo ciò che l’UE sta ignorando. Ad esempio, il Regno Unito ha lanciato già nel 2010 il meccanismo “one in, one out” per migliorare la competitività delle imprese britanniche. Nel 2013, il governo britannico ha aggiornato l’obiettivo a “uno dentro, due fuori”, ulteriormente inasprito a “uno dentro, tre fuori” nel marzo 2016. A discredito dell’attuale partito al potere, l’eccellente strategia è stata poi abbandonata.

È interessante notare che sia la Polonia che l’Ungheria, così come l’Italia, si collocano tutte al di sotto della media dell’UE in termini di impatto degli oneri normativi, come riportato dalle aziende nel 2021 e nell’evoluzione dal 2018, quando i governi conservatori sono al potere in questi tre Stati membri.

Su 18 direzioni generali della Commissione europea, 11 applicano il principio “uno dentro, uno fuori” quando eseguono le rispettive valutazioni d’impatto per la nuova legislazione; ciò significa che 7 non lo fanno, o esplicitamente o perché, come dice il Parlamento, non lo sappiamo, mancando un minimo di trasparenza che meritiamo. Ci si può chiedere se la Commissione lo sappia davvero.

Non sorprende che lo studio riveli che l’area politica in cui sono stati causati più oneri amministrativi è l’European Green Deal, con 15 proposte legislative, seguita dall’Europa adatta all’era digitale, con 13 proposte.

In termini di costi/risparmi netti, il Green Deal europeo è stato anche il più costoso per le aziende e i privati, con un impressionante risultato negativo di 2 miliardi di euro all’anno. In altri casi, la relazione del Parlamento riconosce che “un certo numero di esempi ha dimostrato che i costi previsti delle nuove proposte di regolamentazione sembrano essere superiori ai loro potenziali benefici” e che “non è chiaro se l’onere netto sia stato ridotto o addirittura contenuto”.

In particolare, i rappresentanti delle imprese, comprese le PMI, nei Paesi Bassi, in Germania e in Repubblica Ceca hanno segnalato l’aumento degli obblighi derivanti dagli interventi dell’UE. Questa tendenza deve essere fermata e invertita nella legislatura 2024-2029, altrimenti la credibilità delle istituzioni dell’Unione scenderà al minimo storico.

Fonte dell’immagine: IMAGO/Future Image