Sui temi della lotta all’immigrazione illegale e della costruzione di un dialogo produttivo tra l’Europa e gli Stati africani, impostato su una cooperazione tra pari, il modello proposto dall’Italia e dal premier Meloni sta facendo scuola. Oltre agli storici accordi con la Tunisia e con il Presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, al quale l’Europa ha proposto 7,4 miliardi di aiuti e 600 milioni di euro di sovvenzioni – di cui 200 destinati all’emergenza dei flussi migratori – si inserisce in questo contesto pure la collaborazione tra Bruxelles e Nouakchott. Durante una visita nella Capitale della Mauritania, la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ed il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, hanno annunciato che sono state gettate le basi per aiutare lo sviluppo economico del Paese guidato dal Presidente Mohamed Ould Ghazouani. L’Europa è infatti pronta a stanziare 500 milioni di euro in aiuti per i prossimi cinque anni. Un pacchetto straordinario che nel solo 2024, grazie ad una prima tranche da 210 milioni, consentirà alla Mauritania di frenare le migrazioni irregolari e di avviare quei progetti che favoriranno il progresso sociale, la creazione di impiego e la crescita economica del Paese.
Dalla Mauritania alle Isole Canarie, è questa la nuova rotta più battuta dai migranti
La Repubblica dell’Africa occidentale, confinante a nord con il Marocco, a nord-est con l’Algeria, ad est con il Mali e a sud con il Senegal, negli ultimi anni si è dimostrata come un porto accogliente per i migranti. Al tempo stesso, però, l’enorme afflusso di persone in fuga da Paesi attraversati da crisi ed instabilità politiche, come Gambia e Mali, è stato intercettato dalle organizzazioni criminali che hanno offerto nuove rotte per entrare in maniera illegale nei territori del Vecchio Continente.
Dei 31.200 ingressi irregolari registrati da Frontex nei primi due mesi del 2024, 12.100, pari al 38,78% del totale, hanno messo piede sul suolo europeo approdando sulle coste delle Canarie. Secondo le analisi dell’intelligence, l’83% delle persone sbarcate nell’avamposto spagnolo al largo del Marocco arriverebbe proprio dalla Mauritania. Una rotta lunghissima e molto pericolosa che si è rapidamente affermata come la più percorsa dai trafficanti e dai popoli disperati.
Non solo lotta all’immigrazione irregolare: la Spagna segue il modello italiano
La pressione sulle Isole Canarie è estremamente elevata, al punto che si può parlare di emergenza. L’ondata migratoria, che è aumentata del 541% rispetto all’anno precedente, ha trovato la Spagna impreparata. Il Premier Sanchez, di fronte a questi numeri, si è messo al lavoro per cercare una soluzione alle incontrollate partenze dalle coste poco sorvegliate della Mauritania. Il modello italiano, proposto da un Governo molto distante dal suo per approccio e ideologia, gli ha fornito le chiavi e gli strumenti più idonei per intervenire.
Oltre alle risorse economiche per gestire i flussi migratori, nel pacchetto di aiuti al Presidente Ghazouani sono stati inclusi interventi per creare opportunità per i giovani, per fornire aiuti umanitari e per spingere la crescita economica ed industriale del Paese. Madrid vuole puntare soprattutto sullo sviluppo di progetti connessi alla produzione di idrogeno verde, da realizzare con la partecipazione di aziende spagnole.
Il Piano Mattei, un ponte per il futuro comune di Europa e Africa
Gli interventi ad ampio raggio della Spagna e dell’Europa in Mauritania seguono alla perfezione il modello di cooperazione impostato dall’Italia. Durante il vertice Italia-Africa dello scorso gennaio, Giorgia Meloni aveva illustrato i temi caldi sui quali si erano confrontati Capi di Stato e primi ministri. Oltre a porre un freno all’immigrazione illegale, le delegazioni europee ed africane avevano messo al centro dell’agenda politica l’istruzione e la formazione, la sicurezza e la transizione energetica, la lotta ai cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare e la cooperazione economica ed infrastrutturale Temi specifici che rappresentano i pilastri del Piano Mattei, la campata di quel ponte che unisce l’Europa agli Stati africani, che accorcia le distanze e che favorisce il dialogo. Ma soprattutto che afferma “un nuovo modello di cooperazione nel quale dobbiamo tutti credere, che è fondato sulla responsabilità, sulla fiducia e sul rispetto”, così come ha ribadito il Presidente del Consiglio dinanzi alle autorità presenti all’appuntamento di Roma dello scorso 29 gennaio.
Con il varo del Piano Mattei, l’Italia ha di fatto inaugurato una nuova stagione. Il lavoro da fare è e sarà ancora molto, ma come questo Piano possa essere declinato nelle sue diverse direttrici di intervento lo ha spiegato il Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, durante la sua visita in Ghana, seconda tappa del suo viaggio in Africa dopo la Costa d’Avorio, si è soffermato sulla figura di Enrico Mattei, sulla collaborazione tra gli Stati e sul ruolo del Governo italiano.
Il riferimento del Presidente della Repubblica al Piano Mattei e all’impegno del governo italiano durante la sua visita in Ghana.
“Il vertice che si è svolto lo scorso gennaio, cui il Presidente Akufo-Addo ha cortesemente partecipato – e lo ringrazio ancora per questa sua presenza – ha confermato l’intenzione dell’Italia di promuovere un’azione congiunta, concorde, secondo le indicazioni dei Paesi africani, per la concreta collaborazione tra l’Africa e l’Europa. Il piano Mattei, che il Governo italiano ha lanciato evocando – come ricordavamo insieme al Presidente Akufo-Addo – un protagonista dell’amicizia tra Africa ed Europa e un protagonista dell’amicizia per l’indipendenza allora conseguita dai Paesi africani, evoca appunto la volontà di collaborare sul piano paritario, secondo le esigenze e le indicazioni ai Paesi africani, cercando di coinvolgere in questo l’intera Europa”.Così il Capo dello Stato da Accra, durante il punto stampa avvenuto al termine del colloquio con il Presidente del Ghana, Nana Addo Dankwa Akufo-Addo.
Come riportato in una nota del Quirinale, il Presidente Mattarella ha toccato anche altri punti cruciali per il futuro comune dell’Africa e dell’Europa. Un futuro che passa dal Piano Mattei e da questo partenariato impostato su un rapporto paritario, e che va addirittura oltre la tradizionale collaborazione sul versante energetico tra le aziende italiane e ghanesi.
“Anche sul piano culturale – ha ribadito il Presidente Mattarella – vorremmo accrescere la nostra collaborazione, soprattutto quella universitaria, per uno scambio di ricercatori, per conoscenza reciproca e scambio di studenti. Perché questo consente di avvicinare le giovani generazioni come intensificazione della nostra amicizia Anche perché l’Italia ospita una numerosa e apprezzata comunità ghanese che è molto ben integrata nel mio Paese. Apprezzata – ripeto – e che contribuisce all’economia italiana e rappresenta un legame di amicizia tra Ghana e Italia. Così come ha ricordato cortesemente il Presidente Akufo-Addo, vi sono tanti italiani che da tempo vivono e operano in Ghana. Tutto questo ci fa pensare, naturalmente – pensando alla presenza ghanese in Italia, così ben inserita, integrata e apprezzata – all’esigenza di affrontare insieme, globalmente, il fenomeno migratorio, che è un fenomeno crescente, di grandi dimensioni e va convertito da fenomeno disordinato nelle mani crudeli dei trafficanti di esseri umani, in fenomeno regolato da accessi legali, da ingressi regolari, autorizzati, concordemente definiti. È un obiettivo importante per dare spazio alle nostre giovani generazioni e alla collaborazione”.
Vicino ad Accra un esempio di come il Piano Mattei sarà declinato sulla direttrice della formazione
La lotta ai flussi migratori irregolari si contrasta anche con la cultura e con la possibilità di permettere, a chi si è formato, di entrare in Italia e in Europa in maniera legale Tra le tappe del viaggio in Ghana del Presidente Mattarella, la visita al centro di formazione professionale salesiano “Don Bosco” di Ashaiman ha ricoperto un ruolo emblematico. Non lontano da Accra, infatti, l’organizzazione rappresentativa delle imprese manifatturiere e di servizi dell’Alto Adriatico, insieme ad un’agenzia per il lavoro, alla Regione Friuli Venezia Giulia, all’ONG salesiana “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” e ad altri partner, ha avviato un progetto che permette ai giovani ghanesi di essere inseriti in aziende italiane ubicate sul territorio nazionale, dopo aver concluso con successo un percorso di formazione professionale.
La best practice di Ashaiman è solo un esempio di come potrà essere declinato il Piano Mattei sulla direttrice dell’istruzione e della formazione professionale. Simili progetti pilota saranno avviati anche in Marocco, dove presto potrebbe sorgere un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili. È in questo modo che la collaborazione va a vantaggio sia dell’Africa che dell’Europa. Due continenti, che come hanno ricordato a più riprese il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il premier, Giorgia Meloni, hanno un futuro comune.