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La neutralità climatica non si raggiunge senza l’indipendenza energetica

Ambiente - Agosto 10, 2024

C’è un dato molto interessante che riguarda la produzione di energia elettrica nell’Unione Europea e che apre a delle importanti riflessioni. Dal 2004 ad oggi la produzione di energia elettrica in UE è divenuta sempre più green. Infatti, attualmente, la quota di energie rinnovabili all’interno dei dati sulla produzione elettrica è più che raddoppiata. Una prospettiva in crescita anche nei prossimi anni, soprattutto viste le politiche europee che puntano a conseguire la neutralità climatica entro l’anno 2050. Un obiettivo di sicuro interesse che però non può non fare i conti con le aspettative dei Paesi membri e con le prospettive di un quadro internazionale sempre più instabile. Per questo all’obiettivo della neutralità climatica dovrebbe sempre più essere affiancato quello dell’indipendenza energetica all’interno dei confini dell’Unione Europea.

I DATI SULL’ENERGIA ELETTRICA IN EUROPA
Per presentare un quadro più completo bisogna utilizzare le analisi fornite da Eurostat sulla base dei dati annuali di ciascuno Stato membro dell’Unione. C’è intanto da rilevare che l’energia disponibile nell’Unione Europea nel 2022 è diminuita rispetto all’anno precedente (si parla di un – 4,5%). Il petrolio in particolare ha visto un aumento del 2,8% rispetto al 2021, con una diminuzione invece del gas del 13,3%. Naturalmente si tratta di un fenomeno strettamente legato alle contingenze internazionali. In particolare all’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca. Per quanto riguarda le fonti energetiche rinnovabili ci si è adeguati al dato fornito all’inizio di questo articolo, con un aumento che risulta costante.

LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA IN UNIONE EUROPEA
I dati sono abbastanza chiari: nell’UE le rinnovabili rappresentano la quota più alta nella produzione; subito dopo si attestano i combustibili fossili (in varie forme) e infine troviamo l’energia prodotta dalle centrali nucleari. Nel 2022 l’Unione Europea nella sua interezza ha prodotto 2.641 terawattora di energia elettrica (dati Eurostat). Questo dato è composto da quasi il 40% di fonti rinnovabili, il 38,6% da combustibili fossili e oltre il 20% dall’energia nucleare. Tra i combustibili fossili il gas è stato il principale elemento utilizzato per produrre energia elettrica (per il 19,6%), seguito dal carbone (per il 15,8%). Naturalmente, le percentuali tra gli Stati membri variano: basti pensare che diversi paesi (come l’Italia) non dispongono di impianti nucleari. Nel 2022 le centrali nucleari erano in funzione in tredici Stati membri dell’Unione Europea. Inoltre, proprio a causa delle contingenze internazionali e della necessità di rivedere i canali di approvvigionamento di gas (escludendo Mosca), per circa otto di essi l’energia nucleare ha coperto oltre un terzo della produzione di energia elettrica. Questo ha dato il tempo alle cancellerie europee di trovare alternative dopo l’invasione dell’Ucraina. Naturalmente, le differenze di mix energetico tra i vari Stati dell’Unione Europea variano anche sul fronte delle rinnovabili. Le quote cambiano da paese a paese, con massimi che toccano il 90% dell’energia prodotta fino ad arrivare ai minimi del 15%. Questa variazione dipende da moltissimi fattori: in primo luogo si deve guardare alle condizioni geografiche di ogni Paese, oltre alla presenza e eventuale accessibilità di altre risorse naturali come i giacimenti di gas o di carbone.

Tra i fattori in gioco per determinare le percentuali di utilizzo delle rinnovabili non possono però mancare le politiche nazionali (come per la scelta sul nucleare, per esempio) e la struttura delle varie economie.

I PREZZI DELL’ENERGIA ELETTRICA
Il concetto di indipendenza energetica è tanto più interessante e da prendere in considerazione se si guarda all’evoluzione dei prezzi dell’energia legata alle contingenze internazionali degli ultimi anni. Con l’invasione russa dell’Ucraina il prezzo dei combustibili fossili in Europa si è impennato. Soprattutto il gas è divenuto una voce di spesa molto più considerevole nelle bollette dei cittadini dell’UE. Il nesso tra il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica con cui è stato prodotto è palese. Con la riduzione delle importazioni il prezzo del gas è aumentato e, nonostante meno del 40% dell’energia in Unione Europea venga dai combustibili fossili, questo ha contribuito notevolmente ad aumentare i costi per gli utenti finali. In particolare, nel 2022 (anno in cui la crisi energetica si è fatta maggiormente sentire) l’Unione ha introdotto alcune particolari misure per cercare di attenuare l’impatto dei costi sulla quotidianità dei cittadini, come ad esempio la riduzione della tassazione o le sovvenzioni destinate a famiglie e imprese. Per questo l’importante ad oggi è lavorare alla riforma del mercato dell’energia elettrica all’interno dei confini dell’Europa, così da evitare nuove impennate legate a vicende esterne.

UNA STRADA PER L’INDIPENDENZA ENERGETICA
A fronte dei dati presentati e del panorama internazionale sempre più complesso sul quale l’Unione Europea è chiamata a giocare un ruolo da protagonista, è chiaro che la strada verso l’indipendenza energetica non possa non passare attraverso la diversificazione dei fornitori e la differenziazione delle fonti della stessa energia. Dopo il 24 febbraio del 2022, con l’invasione del territorio ucraino da parte della Russia, la diversificazione dei fornitori di energia è divenuto un nodo cruciale nella politica degli Stati membri. La necessità di arrivare ad una sostituzione della fornitura di gas proveniente dalla Russia ha posto l’Italia in una posizione centrale per l’approvvigionamento di energia verso l’Europa. La posizione geografica del nostro Paese al centro del Mediterraneo, assieme alla presenza di infrastrutture strategiche, ci pone nella condizione di essere un attore fondamentale in questa riorganizzazione dei fornitori di energia verso l’Europa. Anche il Piano Mattei (utile per la creazione di partenariati energetici a livello nazionale) varato dal Governo italiano è uno strumento fondamentale in questo processo, utilissimo nel costituire un ponte con le nazioni africane e a far diventare l’Italia un vero e proprio hub necessario per garantire all’Unione Europea la sua sicurezza e indipendenza energetica. Naturalmente, anche se questa iniziativa del fronte Sud dell’UE è assolutamente necessaria e in linea con le contingenze internazionali, servono anche delle mirate volontà e delle politiche a livello dell’Unione e degli Stati membri per arrivare all’indipendenza energetica. In particolare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico e la differenziazione delle fonti di energia, deve avvenire con una particolare attenzione alle rinnovabili e all’idrogeno, proprio per restare all’interno della volontà di mantenere l’occhio verso la prospettiva della neutralità climatica per il 2050. Allo stesso tempo però non si possono prevaricare le aspettative economiche e di crescita degli stati. Bisogna quindi continuare a garantire anche l’autonomia dei membri nel decidere il proprio mix energetico, in linea con il piano nazionale industriale e di crescita. Questo comporta una crescita degli investimenti in ricerca e sviluppo per garantire continue innovazioni in campo energetico, compresa la strada verso il nucleare da fusione più sicuro, stabile e pulito per rendere i Paesi membri e l’Unione Europea sempre più energeticamente sovrani e indipendenti.

Ciò può avvenire anche con il ritorno alla valorizzazione dei giacimenti presenti entro il perimetro dell’UE, oltre che con la creazione di politiche che orientino i membri verso una neutralità energetica per una maggiore sicurezza in questo settore strategico. Sul piano nazionale serve, quindi, creare degli strumenti che recepiscano queste direttive, anche nell’ottica di sostenere sempre di più le famiglie e le imprese che decidano di investire nel campo delle energie rinnovabili. Infine, bisogna lavorare sulla rete, perché sia sempre più efficiente ed integrata attraverso il potenziamento delle infrastrutture e delle interconnessioni energetiche, come fatto, ad esempio dall’Italia, con il Capitolo RePowerEu all’interno del PNRR. Si deve puntare ad aumentare gli investimenti per il potenziamento dei sistemi di accumulo, lo sviluppo di reti intelligenti e l’incremento delle comunità energetiche, così da non farsi trovare impreparati di fronte ad agenti esterni o alle oscillazioni del mercato internazionale dell’energia, dovute a fattori non prevedibili o non influenzabili direttamente.