All’interno del sistema globale, che sta vivendo in questi anni la crisi più intensa dalla fine della Guerra Fredda, l’occhio al dibattito del G7 Difesa tenutosi a Napoli dal 18 al 20 ottobre non è solo dovere di cronaca, ma è soprattutto uno strumento per comprendere quale sia lo stato della situazione internazionale e quali potrebbero essere gli sviluppi futuri sullo scacchiere.
I TEMI DEL G7 DI NAPOLI
In questa riunione tra i ministri della difesa dei 7 Grandi, i temi di discussione non sono certo mancati. Nel documento finale, infatti, si spazia dalla condanna esplicita alla retorica nucleare tenuta dalla Russia in relazione al conflitto in Ucraina, fino alle minacce agli uomini della missione Unifil in Libano – oggetto, nelle scorse settimane, di attacchi da parte dei militari israeliani. Tra i temi, naturalmente, anche la crisi regionale in Medio Oriente che coinvolge l’Iran e la nuova richiesta di un immediato cessate il fuoco a Gaza.
DE-ESCALATION E STABILITÀ MONDIALE
A fronte delle varie crisi prese in considerazione dai Ministri a Napoli, delle quali parleremo in dettaglio più avanti, non può non saltare agli occhi che la richiesta comune è quella per un’azione in conformità del diritto internazionale, anche umanitario. Un’urgenza di de-escalation e di un ritorno – seppur parziale e dettato dai nuovi riallineamenti – ad una stabilità mondiale che possa riportare pace e sviluppo, non solo nelle regioni interessate direttamente dai conflitti in corso ma anche sul resto dello scenario internazionale, fortemente influenzato dagli avvenimenti degli ultimi tre anni. Un tema, questo, riportato durante il suo discorso anche dal Ministro italiano, Guido Crosetto.
IL CONFLITTO IN UCRAINA
Naturalmente, il sostegno dei grandi all’Ucraina è stato ancora una volta sottolineato. Una dichiarazione che arriva dopo quasi tre anni di aggressione da parte della Russia che, si legge nel documento finale firmato dai Ministri della Difesa, “ha messo in atto un atteggiamento di confronto e destabilizzazione su scala globale, ricorrendo anche alla guerra ibrida e all’uso irresponsabile della retorica nucleare”. All’interno della condanna dell’operato della Russia di Putin non poteva mancare anche l’analisi dei contatti, sempre più stretti, con l’Iran. In tal senso, i Ministri hanno espresso “preoccupazione” soprattutto in relazione ai sistemi messi in atto tra i due stati per aggirare le sanzioni internazionali, continuando gli scambi di tecnologie soprattutto in ambito militare. È l’appoggio economico, militare e tecnologico all’Ucraina, ribadito ancora una volta nel documento finale del summit, a fare da contraltare ai contatti tra Russa, Iran e gli altri partner che Putin ha messo in movimento per proseguire la sua operazione militare speciale.
IL CAPITOLO MEDIO ORIENTE
Serve unità anche su altri fronti che possono vedere l’interesse comune dei 7 Grandi. È per questo motivo che anche sul Medio Oriente e sulla crisi regionale innescata il 7 ottobre 2023 si è cercata unione di intenti nel documento finale dell’incontro. In particolare, i grandi hanno condannato il brutale attacco terroristico dello scorso anno ad opera di Hamas, sottolineando che questi atti hanno innescato una spirale di violenza che ha coinvolto l’intera regione. Allo stesso modo, e questo è l’elemento importante di coesione, si sostiene unitamente la necessità di un immediato cessate il fuoco a Gaza, oltre alla riattivazione della roadmap verso la soluzione dei due Stati.
Il tema dell’instabilità regionale è affrontato anche attraverso la condanna degli attacchi militari diretti avviati dall’Iran contro lo Stato di Israele il 13 aprile e 1° ottobre scorsi. Nel documento finale, inoltre, si sottolineano i legami tra Teheran, Houthi, Hamas e Hezbollah, soprattutto in relazione al sostegno che l’Iran fornisce a queste organizzazioni capaci di innescare una crisi e un’escalation incontrollabile nella regione e non solo. Naturalmente, la preoccupazione dei Ministri della Difesa nel summit del G7 si è concentrata anche sulla sicurezza della missione ONU Unifil in Libano. In particolare si è posto l’accento sulla sicurezza di cui i peacekeeper devono godere e che deve essere assicurata da tutte le parti in conflitto.