Il 27 giugno 2024, la Commissione europea ha pubblicato una relazione e un documento di lavoro sull’attuazione della Direttiva 2010/13/UE, nota anche come Direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi (AMSD). In particolare, il rapporto analizza in che misura le opere europee vengono promosse dai servizi di media audiovisivi. Il rapporto non copre solo la situazione nei 27 Stati membri, ma anche in Islanda, Liechtenstein e Norvegia, nazioni appartenenti all’Associazione europea di libero scambio (EFTA) e allo Spazio economico europeo (SEE). Il rapporto si avvale dei dati forniti dall’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo del Consiglio d’Europa. La direttiva AMSD è stata modificata dalla direttiva (UE) 2018/1808, che rafforza le norme sulla promozione delle opere europee da parte dei servizi di media audiovisivi. Tali norme possono essere suddivise in due categorie: obblighi di quota e di rilievo, da un lato, e obblighi di investimento finanziario, dall’altro. L’articolo 13 della direttiva AMSD modificata obbliga gli Stati membri a garantire che i fornitori di servizi di media audiovisivi on-demand – fornitori di video-on-demand (VOD) – sotto la loro giurisdizione assicurino almeno una quota del 30% di opere europee nei loro cataloghi e garantiscano la visibilità di tali opere. D’altra parte, gli Stati membri dell’UE devono imporre contributi finanziari ai fornitori di VOD per promuovere la produzione di opere europee, anche attraverso investimenti diretti in contenuti e/o contributi a fondi nazionali. Anche i fornitori di servizi lineari tradizionali (di radiodiffusione) hanno l’obbligo di promuovere le opere europee ai sensi degli articoli 16 e 17 della direttiva AMSD. Le emittenti devono riservare alle opere europee una quota maggioritaria del loro tempo di trasmissione, escludendo il tempo assegnato a notizie, eventi sportivi, giochi, pubblicità, servizi di televideo e televendite. Devono inoltre riservare almeno il 10% del tempo di trasmissione o del budget di programmazione a opere europee indipendenti. I fornitori di servizi obbligati non possono essere solo quelli stabiliti sotto la giurisdizione di uno Stato membro, ma questo può imporre obblighi anche ai fornitori che si rivolgono al pubblico del rispettivo territorio anche se hanno sede in un altro Stato membro. Per quanto riguarda i servizi SVOD, il rapporto ha rilevato che le loro entrate provenienti dall’UE sono aumentate da 6,7 miliardi di euro nel 2019 a 11,7 miliardi nel 2021 (aumento del 43%). Anche il numero complessivo di servizi VOD operativi nelle giurisdizioni dell’UE e dei paesi EFTA e SEE è cresciuto da 1.030 nel 2019 a 1.984 nel 2021 (aumento del 93%). Gli Stati membri hanno riferito che la percentuale media di opere europee sui servizi VOD varia tra il 63-64% nel periodo 2020-2021, un valore significativamente più alto rispetto alla media del 42-63% registrata nel periodo 2015-2019. Tuttavia, la Commissione Europea riporta dati meno ottimistici, ovvero una quota media di opere europee sui servizi VOD del 36% per il 2021 e del 35% per il 2023. Per quanto riguarda i servizi lineari, il numero totale di canali televisivi è leggermente diminuito da 4.657 nel 2019 nell’UE – compreso il Regno Unito – a 4.483 nel 2021 (diminuzione del 4%). Tutti gli Stati membri richiedono alle emittenti di riservare la maggior parte del tempo di trasmissione a opere europee, mentre alcuni Stati membri richiedono una percentuale maggiore per le emittenti pubbliche o per tutte le emittenti.
In effetti, la percentuale media di opere europee sui servizi lineari -68% nel 2020 e 69% nel 2021- è stata di gran lunga superiore alla percentuale di maggioranza obbligatoria, secondo i rapporti degli Stati membri. Ciò indica una diminuzione rispetto al 2019 (72,6%). Inoltre, l’analisi dello studio suggerisce che la quota di opere europee (38%) è sostanzialmente inferiore alla quota di opere europee riportata in media dagli Stati membri. Sette Stati membri hanno imposto obblighi di contribuzione finanziaria ai fornitori di servizi VOD transfrontalieri e due ai fornitori di servizi lineari transfrontalieri. Infine, per quanto riguarda le opere create da produttori indipendenti, la media è stata del 40,6% nel 2020 e del 41,4% nel 2021, secondo i dati forniti dagli Stati membri. Tuttavia, secondo la Commissione Europea, era inferiore al 3%, una differenza drammatica tra i dati nazionali e i rapporti di Bruxelles. In conclusione, potremmo affermare che le opere europee dovrebbero essere in grado di ottenere un successo basato sulla qualità piuttosto che sulle sovvenzioni. La protezione legale dimostra solo un’efficienza relativa; la scelta dei cittadini è la prova definitiva dell’interesse culturale.
Fonte dell’immagine: Commissione europea