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L’11 dicembre 2024, la Direzione Generale per le Politiche Interne del Parlamento Europeo ha pubblicato uno studio sui dati statistici relativi alle persone con disabilità, che la commissione per l’Occupazione e gli Affari Sociali aveva precedentemente richiesto in questo stato iniziale della legislatura 2024-2029.
Secondo lo studio, circa il 7,2% delle persone di età pari o superiore ai 16 anni che vivono in famiglie private ha dichiarato una disabilità grave e circa il 19,6% ha dichiarato una disabilità moderata. Sommando le due percentuali, si può stimare un tasso di disabilità nell’Unione Europea di quasi il 30%. Lo studio include tra le disabilità gravi le limitazioni della vista, dell’udito e della deambulazione, ma non tiene conto delle limitazioni della parola.
Una ripartizione per Stato membro mostra che la definizione di persone con disabilità varia molto da nazione a nazione. Al primo posto, la Lettonia ritiene che il 34% della sua popolazione soffra di una qualche forma di disabilità, mentre la Bulgaria è all’ultimo posto con appena il 10%. In particolare, per quanto riguarda le disabilità gravi, la Spagna è al primo posto con il 10% della sua popolazione considerata in questa situazione difficile, mentre la Bulgaria è in fondo alla classifica con il 2,2%.
Le persone con disabilità che vivono in istituti rappresentano tra lo 0,7% e lo 0,8% della popolazione dell’Unione Europea. Questa bassa percentuale è in linea con la tendenza generale alla cosiddetta politica di deistituzionalizzazione.
Per quanto riguarda l’istruzione, i bambini con una decisione ufficiale di necessità educativa speciale rappresentano circa il 4,2%, sebbene vi sia una grande variabilità tra gli Stati membri. Anche in questo caso, possiamo osservare una differenza significativa se confrontiamo le nostre varie nazioni: in Lettonia, oltre il 15% dei minori è sottoposto a educazione speciale, mentre in Lussemburgo la cifra non raggiunge nemmeno l’1%.
Circa il 22,2% dei giovani con disabilità di età compresa tra i 18 e i 24 anni ha abbandonato la scuola, rispetto all’8,4% dei giovani senza disabilità. In Romania, la sorprendente percentuale è superiore al 65%, seguita dall’Ungheria con il 46%.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il divario occupazionale dei disabili ammonta al 22% nell’Unione Europea nel 2023. Circa il 51% delle persone con disabilità ha un’occupazione, ben al di sotto del tasso di occupazione del 73% delle persone senza disabilità. Ancora una volta, i 27 Paesi dell’UE presentano situazioni diverse, con la Repubblica Ceca che impiega quasi il 67% delle persone con disabilità e la Bulgaria che ne impiega appena il 27%.
Nei paesi scandinavi e baltici non esistono sistemi di quote per l’assunzione di persone con disabilità; in quelli in cui esistono, la quota di occupazione dei disabili varia dal 3% al 6%.
D’altra parte, il 28,8% delle persone con disabilità è a rischio di povertà o esclusione sociale, rispetto al 18% delle persone senza disabilità. Lo Stato membro con il più alto rischio di povertà o esclusione sociale per le persone con disabilità è l’Estonia (38%, ovvero oltre un terzo del totale); il rischio più basso si registra in Slovacchia (13%).
Circa il 5,3% delle persone di età compresa tra i 16 e i 64 anni ha ricevuto una pensione di invalidità, ma ci sono grandi differenze tra gli Stati membri; l’Estonia e il Belgio sono al primo posto, rispettivamente con il 13% e il 12%, mentre Grecia e Slovenia offrono meno del 2%. È interessante notare che la percentuale media di persone che ricevono una pensione di invalidità è inferiore alla percentuale di persone che dichiarano una grave disabilità.
In termini di competenze digitali, l’81,2% delle persone con disabilità utilizza Internet, contro il 93,4% delle persone senza disabilità. La nazione dell’Unione con il più alto utilizzo di Internet da parte delle persone con disabilità è l’Irlanda (ben il 100%); all’altro capo dello spettro si trova la Bulgaria (53%).
Fonte dell’immagine: Commissione europea, Occupazione, affari sociali e inclusione