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Ucraina-Russia: quanto pesano le risorse nella risoluzione del conflitto?

World - Febbraio 18, 2025

Con lo stile che ha accompagnato tutta la sua carriera, prima da imprenditore e poi da politico, Donald Trump il 13 febbraio ha voluto fare nuovamente sua la scena. Avrebbe potuto aspettare l’intervento del suo vice JD Vance alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco previsto per il 14 febbraio; invece, si è spinto in avanti annunciando contatti diretti con Putin e con Zelensky, naturalmente con al centro il tema del conflitto in Ucraina. Con Putin, stando a quanto riferito dal tycoon ai giornalisti presso la Casa Bianca, si sarebbe già parlato di un incontro in Arabia Saudita, mentre un “cessate il fuoco” sul territorio ucraino potrebbe essere in vista nel prossimo futuro. Il tutto proprio quando la stampa internazionale, così come le cancellerie europee, iniziavano a domandarsi che fine avesse fatto il piano annunciato in campagna elettorale da Trump per risolvere la situazione in poche ore. Ecco che arrivano le dichiarazioni di intenti.

I TERMINI DEI NEGOZIATI
I termini iniziali del dibattito sono assolutamente interessanti e lasciano il campo aperto a diverse analisi. Naturalmente, con una vicenda così sfaccettata come il conflitto in Ucraina, anche le analisi sui risultati delle operazioni e dei negoziati non possono che essere altrettanto complesse. Si può intanto partire dalle affermazioni di Trump in merito al destino dell’Ucraina all’interno dell’Alleanza Atlantica. Per il tycoon, infatti, non ci sarebbe nella NATO alcuno scranno destinato a Kiev. Perlomeno non nel prossimo futuro. Questo, come sottolineato anche dal leader ucraino, comporterebbe la necessità per Kiev di realizzare un impianto militare -anche dopo il termine del conflitto – tale da mantenere sicuro il confine orientale al pari di quanto farebbero le forze della NATO sotto l’egida dell’articolo 5. Naturalmente, l’Ucraina teme che qualsiasi accordo raggiunto non contenente stringenti impegni militari (come probabilmente al momento soltanto l’adesione alla NATO potrebbe fare), non farebbe altro che il gioco di Mosca. La Russia, infatti, avrebbe il tempo di riprendersi, riorganizzarsi e attaccare nuovamente il territorio di Kiev, sicura ormai dell’immobilità da parte delle forze NATO e di una sostanziale impunità.

FONDI E TERRE RARE
Tema di assoluto interesse è il fatto che gli Stati Uniti abbiano posto sul tavolo la richiesta di fornitura di una certa quantità di terre rare (sembrerebbe tra i 300 e i 500 miliardi di dollari). Si tratta di materiali essenziali per la produzione di apparati tecnologici, che per gli USA sono divenuti degli asset insostituibili per il confronto con il gigante asiatico. Su questo tema si starebbero concentrando in questi giorni gli sforzi del Segretario americano al Tesoro, Scott Bessent, che starebbe presentando a Zelensky una bozza di accordo di cooperazione economica in cambio del proseguimento del sostegno materiale da parte degli Stati Uniti. Dal canto suo, l’Ucraina ha già manifestato la sostanziale disponibilità a collaborare con gli USA nel campo dell’estrazione di questo tipo di risorse. La contropartita per questo scambio al momento non è chiara. Non ci sono state note ufficiali, anche se recentemente lo stesso tycoon ha sottolineato come gli USA, rispetto ai Paesi Europei, abbiano assicurato a Kiev la fetta più ingente di aiuti, pari a circa 300 miliardi di dollari. Una contropartita, perlomeno per la prosecuzione del sostegno, potrebbe essere quindi la base dell’accordo immaginato dalla nuova amministrazione USA.

L’EUROPA SULLO SFONDO
Se da un lato è importante analizzare come gli interessi statunitensi in questo frangente si siano sbilanciati sulle risorse minerarie del territorio ucraino e come l’adesione all’Alleanza Atlantica sia stata messa da parte (sempre da Washington), dall’altro il ruolo delle cancellerie europee in tutto questo scenario resta piuttosto marginale. I Paesi europei hanno più volte rimarcato il principio che non si possa arrivare ad un negoziato e a degli accordi senza Kiev e senza l’Unione Europea, ma questo sembra non aver impressionato Trump. Nessuno dei Paesi membri dell’Unione Europea è, infatti, incluso al momento nei colloqui. Un problema, questo, tanto più grande se si pensa al principio – espresso questa volta dagli USA – per il quale non sarà la NATO ad assicurare la sicurezza di Kiev. Il peso del controllo del confine orientale potrebbe quindi ricadere quasi certamente sui Paesi dell’Unione Europea, senza che questi abbiano potuto far sentire la loro voce.